Nei loro confronti per la questura di Rieti “sono emersi gravi indizi di colpevolezza”. Un quarto ultrà della Sebastiani è indagato per favoreggiamento. Questa mattina si svolgerà anche l’autopsia sul corpo dell’autista Raffaele Marianella, colpito al torace da uno dei mattoni lanciati contro il parabrezza
Proseguono le indagini sull’assalto al pullman dei tifosi del Pistoia: tre ultrà della Sebastiani basket Rieti sono stati fermati dalla polizia, ritenuti tra i responsabili dell’omicidio di Raffaele Marianella, il secondo autista del mezzo raggiunto da una sassaiola dopo il match di domenica sulla strada statale 79 verso Terni. In carcere sono finiti tre uomini di 31, 20 e 53 anni: nei loro confronti, ha detto la questura di Rieti, “sono emersi gravi indizi di colpevolezza”. Già oggi i tre, che si trovano detenuti nella casa circondariale di Rieti, potrebbero essere sentiti dal gip e dal pm che coordina le indagini. Un quarto ultrà della Sebastiani è indagato, in stato di libertà, per favoreggiamento. Sui profili social dei tre fermati ci sarebbero immagini di Mussolini e iconografie legate al mondo del fascismo, ma al momento – secondo fonti investigative – non sarebbero emersi legami diretti con la galassia dell’estremismo di destra. Sembra però che in passato gli stessi fermati fossero stati già segnalati durante altri incontri di pallacanestro al palazzetto dello sport della città laziale, in cui si erano verificate tensioni con altre tifoserie ospiti.
Chi sono i 3 fermati
A portare gli investigatori verso i tre fermati sono stati gli agenti che in quei momenti scortavano il pullman, i quali avevano notato alcune persone con il volto travisato allontanarsi dopo essere salite su alcune auto parcheggiate sotto il cavalcavia. Uno dei mezzi è stato bloccato dalla polizia e con il passare delle ore sono spuntati i nomi: tre sospettati sono finiti in carcere per omicidio volontario. Ma nella chat tra tifosi potrebbero esserci ancora altri nomi di chi ha partecipato all’adunata per l’assalto al pullman, per questo gli investigatori hanno ascoltato diversi tifosi della Sebastiani Rieti. Nelle conversazioni su Whatsapp si fa riferimento a una spedizione punitiva pianificata da almeno tre tifosi della Sebastiani basket Rieti, ora sospettati di aver partecipato all’azione.
Proseguono le indagini
Non ci sono solo i contenuti dei cellulari al vaglio degli inquirenti. La polizia sta scandagliando le immagini registrate dalle telecamere presenti all’interno e all’esterno del palazzetto dove si è svolto il match. Gli investigatori hanno visionato i filmati registrati prima, durante e dopo la partita di basket tra Pistoia e Sebastiani, compreso il tragitto che porta dal palazzetto verso il bivio della superstrada per Terni, dove sono partiti i lanci di pietre e mattoni. Altri elementi sono stati acquisiti dall’analisi investigativa svolta nel corso della pausa tra secondo e terzo quarto, quando c’erano stati momenti di tensione tra le due tifoserie che avevano richiesto l’intervento delle forze dell’ordine. Sotto la lente sono finite anche le celle telefoniche, per individuare chi al momento dell’agguato si trovava in quella zona, al bivio di Contigliano, dove non sono però presenti telecamere.

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L’autopsia sul corpo della vittima
Questa mattina si svolgerà anche l’autopsia sul corpo di Raffaele Marianella, colpito al torace da uno dei mattoni lanciati contro il parabrezza. Intanto il gruppo di tifosi del Pistoia basket, che si sono detti ancora sconvolti, ha ricordato “le scene strazianti vissute”, che li hanno lasciati “completamente senza parole”. Su Instagram invece la figlia della vittima ha scritto: “ti terrò sempre nel mio cuore”, rivolgendosi al padre scomparso. E sono state tante le reazioni di condanna per quanto avvenuto: la premier Giorgia Meloni ha parlato di “un atto di violenza inaccettabile e folle”, esprimendo “profondo cordoglio alla famiglia della vittima”, “vicinanza a chi ha assistito a questa tragedia” e “confidando che “i responsabili di questo gesto vigliacco e criminale vengano individuati e assicurati rapidamente alla giustizia”. Per il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi “questa vicenda dolorosa rilancia la necessità di riaffermare una autentica cultura del rispetto dell’avversario e dell’interlocutore, laddove invece sembrano proliferare comportamenti violenti e aggressivi da parte di chi si sente al di sopra delle regole, pur di imporre in ogni modo propri convincimenti e interessi”, dice il numero uno del Viminale, per il quale “la tragedia avvenuta a Rieti suscita sgomento e rabbia”.

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