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«Un intero comparto dei servizi legati alla Juve Stabia era nelle mani della camorra stabiese. È un intero settore – dai ticket agli steward – che andrà ripensato: oggi la Juve Stabia è in amministrazione giudiziaria». È quanto emerge dalla conferenza stampa in Procura di Napoli, per ufficializzare un dato su tutti: la Juve Stabia in amministrazione giudiziaria, in quanto ritenuta bene strumentale del clan D’Alessandro.
APPROFONDIMENTI
Spiega il procuratore Nicola Gratteri, alla presenza del procuratore nazionale Gianni Melillo e del pm nazionale Antonello Ardituro: “Una inchiesta che nasce da una idea della Dna, abbiamo capito che c’era ombra della camorra. Ci hanno lavorato il procuratore aggiunto Sergio Ferrigno e il pm Giuseppe Cimmarotta”. E ancora: «È la conferma di quello che diciamo: le mafie sono presenti dove c’è potere e soldi e si fanno pubblicità anche con le squadre di calcio.
Per decenni, per il clan D’Alessandro è stata una grande vetrina, nel silenzio assordante delle altre istituzioni».
Tocca al procuratore nazionale Gianni Melillo: «Questo è il terzo caso in materia di misura di prevenzione, una sorta di spossessamento della amministrazione in presenza di condizionamento mafioso. Dopo Foggia e Crotone, terzo caso: riguarda una società professionista che sta in B, ma si tratta di casi che rilevano fenomeni più complessi e articolati».
Spiega ancora il capo della Dna, a proposito delle indagini su altre società: «Il quadro che emerge dalla raccolta di informazione è allarmante. Non riguarda solo il calcio, ma razzismo e antisemitismo sono una cifra costante per il tifo violento, ma anche ad altri sport. Un clima nel quale maturano le tragedie come avvenuto a Rieti pochi giorni fa». Chiaro il riferimento alla morte dell’aiuto autista 64enne, raggiunto da una pietra nel corso di un assalto di teppisti mascherati da tifosi.
In sintesi: «Condizionamento mafioso evidente, l’intera rete dei servizi era legata al pressing mafioso. Persino il consuocero di Luigi D’Alessandro è stato contiguo o vicino a questa società, se non addirittura in condizioni di rappresentanza formale. Importante che ci sia il processo di risanamento del club, di qui l’importanza del lavoro della Prefettura e della società civile. Sarà importante la consapevolezza del fatto che il calcio non può essere strategia di condizionamento da parte dei clan». E ancora: «Tutto il settore del ticketing e dello stewarding vanno ridisegnati e affidati a competenze all’insegna della legalità».
Il prefetto Michele di Bari aggiunge: «Valutazione in atto per una serie di società che lavoravano in questo campo su cui gravano doverosi accertamenti. La fase successiva è legata alla azione di bonifica per aver contezza delle ripercussioni sul territorio, bisogna ricostruire un percorso con avvedutezza e all’insegna della collaborazione istituzionale con il comune di Napoli».
Spiega ancora il prefetto: «Non si esclude la possibilità di rinviare qualche gara, lì dove necessario». Tocca al questore Maurizio Agricola, sviluppare alcuni aspetti dell’inchiesta che si è avvalsa del lavoro della prima dirigente Nunzia Brancati: «Il nove febbraio del 2025 quando un controllo all’esterno dei tornelli ha consentito di individuare nel campo della sicurezza un soggetto legato al clan Imparato. Abbiamo messo a segno anche 38 daspo, 22 dei quali a soggetti intranei ai D’Alessandro e agli Imparato: gli asset strategici risultavano inquinati. Per esempio gli store alteravano i dati anagrafici dei daspati per farli entrare allo stadio, oppure una infiltrazione in curva da parte di soggetti legati alla camorra: i daspati entravano in curva. Allarmante anche nel settore giovanile che è stata infiltrata da clan, tanto che anche un volano valoriale è diventato una tendenza per elementi disvaloriale. Formare dei minori nel giovanile per consenso sociale». Dalle ambulanze alla cantera, dai ticket agli steward è un intero mondo a finire sotto i riflettori, come emerge anche dal trucco usato per consentire ai tifosi daspati di entrare negli stadi: “Bastava cambiare la data di nascita e inserire nel sistema informatico dati non corretti per avere il via libera alle curve”.