di
Federica Seneghini

Il ragazzino italo-turco, 14 anni, era stato aggredito in un mercato di Istanbul a gennaio ed era morto dopo oltre due settimane di coma

Il tribunale di Istanbul ha condannato a 24 anni di reclusione i due quindicenni ritenuti responsabili dell’omicidio di Mattia Ahmet Minguzzi, il ragazzo italo-turco di 14 anni accoltellato a morte il 24 gennaio scorso in un mercato di Kadikoy. La corte ha riconosciuto l’omicidio premeditato di minore, infliggendo la pena massima prevista dalla legge turca per i minorenni. Altri due imputati, che non hanno partecipato materialmente all’omicidio, sono stati assolti.



















































«È una vittoria amara – spiega Andrea Minguzzi, il padre del ragazzo, al Corriere – Nulla ci restituirà nostro figlio. Ma ora almeno possiamo dire che la verità è stata ascoltata. Anche se aver assolto due dei quattro imputati non lo troviamo giusto. Erano arrivati insieme agli altri e insieme hanno pedinato Mattia. E soprattutto, alla fine, hanno riso insieme di quello che avevano fatto».

Mattia era figlio di Andrea, executive chef di Eataly a Istanbul, e della violoncellista Yasemin Akincilar. Quel giorno si era recato con alcuni amici a comprare attrezzatura da skateboard, una delle sue passioni. Il video dell’aggressione, ripreso da una telecamera di sorveglianza, mostra uno dei due aggressori che lo colpisce con alcune coltellate. Dopo la caduta, l’altro imputato gli dà un calcio. Mattia rimarrà in coma per oltre venti giorni, prima di morire il 9 febbraio. La famiglia ha sempre dichiarato che il figlio non conosceva i suoi aggressori.

L’omicidio ha suscitato un enorme clamore in Turchia e in Italia. In questi mesi, i genitori hanno ricevuto minacce di morte, la tomba del ragazzo è stata vandalizzata, vivono tuttora sotto scorta. Ma hanno ricevuto anche migliaia di messaggi di vicinanza, incluso il presidente turco Erdogan, che li ha incontrati per oltre due ore.

Yasemin porta al collo un ciondolo d’argento che racchiude una ciocca dei capelli del figlio. È tutto ciò che le resta, ha raccontato nei mesi scorsi al Corriere. Da allora non se ne separa mai: lo ha portato anche al concerto dei Guns N’ Roses, dove Mattia avrebbe dovuto essere il 2 giugno scorso. La band ha proiettato la sua immagine sul megaschermo durante “Knocking on Heaven’s Door”. Un omaggio discreto, nato da una lettera della madre.

Sui social Yasemin ha creato una comunità, un luogo di memoria attiva. Pubblica foto, ricordi, pensieri. Non per incitare odio, ma per condividere il dolore, per impedire che il nome di Mattia venga dimenticato. “«Chiamatelo Mattia Ahmet, non solo Mattia», aveva chiesto la sorella di Andrea. «Quel nome doppio era lui: un ponte vivo tra due mondi».

A Misano Adriatico, dove andava ogni estate a trovare i nonni, è stata intitolata a lui una sala della biblioteca. Yasemin, seduta per terra tra gli studenti, aveva ascoltato in silenzio un concerto dedicato a Mattia. Andrea aveva detto: «La violenza non rende forti. Dire ‘mi dispiace’, aiutare un amico, scegliere la cura: ecco cosa rende forti davvero».

Adesso la condanna degli assassini del figlio porta solo un po’ di sollievo ai suoi genitori. Ma non basta, spiega ancora Minguzzi: «Bisogna che la legge turca cambi. E quella nuova forse porterà il nome di mio figlio. Non possono esserci sconti di pena per chi uccide, nemmeno se si tratta di minorenni. Se un ragazzo tira fuori un coltello e uccide, non è una lite. È qualcosa che si è rotto molto prima: in famiglia, nella scuola, nella società. Ma soprattutto vogliamo che chi lo ha ucciso sappia che non potrà mai spegnere il nostro amore».

21 ottobre 2025 ( modifica il 21 ottobre 2025 | 15:22)