di
Dario Sautto
Gli agenti della Questura di Napoli hanno notificato un provvedimento su richiesta della Procura nazionale antimafia. Gratteri: «I calciatori dovevano solo giocare, al resto pensava la camorra». A rischio rinvio la gara con il Bari
La Juve Stabia è da oggi in amministrazione giudiziaria. Il provvedimento è stato adottato su proposta congiunta del procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo Giovanni Melillo, del procuratore di Napoli Nicola Gratteri e del questore di Napoli, Maurizio Agricola.
La squadra di Castellammare di Stabia milita per il secondo anno consecutivo nel campionato di calcio di serie B ed è attualmente anche in zona playoff, risultato già raggiunto nella passata stagione.
Il sistema di condizionamento portato alla luce
Ad illustrare le ragioni del provvedimento sono stati il procuratore nazionale antimafia, Giovanni Melillo, con accanto il procuratore di Napoli Nicola Gratteri e il questore Maurizio Agricola. In Procura stamani era anche il prefetto di Napoli, Michele di Bari.
Secondo l’accusa, assieme ad altre società, la Juve Stabia costituirebbe «un bene strumentale del clan D’Alessandro», storica e potente cosca mafiosa di Castellammare di Stabia.
Dalle indagini è emerso un sistema di condizionamento mafioso dell’attività economica della società calcistica da parte del clan D’Alessandro di Castellammare di Stabia, confermato anche da numerosi collaboratori di giustizia e riscontrato nei settori strategici della sicurezza, del ticketing, della bouvetteria, delle pulizie e dei servizi sanitari, nonché, fino al 2024, del trasporto della prima squadra.
Il procuratore Gratteri ha detto che «la Juve Stabia era mezzo della camorra per farsi pubblicità e gestire potere. Uomini del clan – ha aggiunto – erano presenti in diversi servizi: dallo spostamento degli autobus alle ambulanze, dalla vendita di bibite a quella dei biglietti e controllo sicurezza nello stadio (gli steward, ndr)». «Pacchetto completo, i calciatori dovevano solo giocare, al resto pensava la camorra», ha aggiunto amaramente Gratteri.
Slitta Juve Stabia – Bari, a rischio le altre gare casalinghe
E a proposito di calcio giocato, quale primo effetto dei provvedimenti adottati questa mattina nei confronti del club stabiese potrebbe esserci il rinvio almeno della prossima partita casalinga.
La Juve Stabia, sulla cui panchina quest’anno siede l’ex attaccante di Milan e Napoli, Ignazio Abate, domenica prossima giocherà a Padova ma nel turno infrasettimanale di mercoledì 29 ottobre al Menti dovrebbe essere di scena il Bari. Il condizionale a questo punto è d’obbligo dal momento che, com’è stato spiegato in Procura, colpite dai provvedimenti della magistratura sono anche società che gestiscono la bigliettazione e la security nello stadio.
Secondo quanto riferito dal prefetto e dal questore, l’opportunità di un rinvio delle partite casalinghe è per permettere all’amministratore giudiziario nominato di poter riorganizzare alcuni servizi essenziali, come quello della sicurezza e dell’emissione biglietti.
Melillo: sottrarre la società dal condizionamento mafioso
«L’obiettivo del provvedimento – ha sottolineato nel corso della conferenza stampa il procuratore nazionale antimafia Giovanni Melillo – è sottrarre la società al condizionamento mafioso, che era particolarmente evidente. Tutta la rete di servizi era sottoposta al condizionamento dei clan per indifferenza, sottovalutazione e connivenza. Persino il consuocero del boss D’Alessandro in passato è stato presidente della Juve Stabia. Ora – ha sottolineato Melillo – è importante accompagnare la società, con l’impegno della Prefettura».
«L’azione di repressione della magistratura – ha sottolineato proprio il prefetto di Bari – ha individuato defaillance in questa società, che ora bisogna accompagnare in un percorso di legalità, perché compaiono una serie di imprese che già oggi saranno oggetto di esame da parte del gruppo interforze Antimafia della Prefettura con l’emissione di possibili misure conseguenti». Le aziende rischiano le interdittive antimafia.
«Anche il settore giovanile controllato dalla camorra»
Anche il settore giovanile della società sportiva Juve Stabia – il cui capo allenatore è attualmente Roberto Amodio, ex difensore dell’Avellino ai tempi della serie A – risulterebbe gestito da personale riconducibile alla camorra, come ha sottolineato il questore di Napoli Maurizio Agricola.
«Si tratta di un settore – ha spiegato – che dovrebbe rappresentare un volano per la società» e invece sarebbe stato utilizzato «per acquisire consenso tra i minori e per formarli a elementi di disvalore».
Il questore: 22 dei 38 Daspo dell’anno scorso a persone dei clan
Il questore Agricola ha aggiunto che le indagini sono state avviate il 9 febbraio 2025 quando, durante un controllo, è stato scoperto che una persona ritenuta legata al gruppo malavitoso degli Imparato si occupava del servizio di sicurezza durante le manifestazioni sportive, nonostante i precedenti per camorra e i vari Daspo.
«Nella passata stagione agonistica – ha sottolineato il questore di Napoli – sono stati emessi 38 Daspo di cui ben 22 riguardavano esponenti del clan D’Alessandro e del gruppo Imparato».
Alla festa di maggio malavitosi sul palco
«La saldatura tra gli esponenti del tifo organizzato» vicini al clan di camorra o colpiti da Daspo con la comunità stabiese «si è manifestata secondo tipiche modalità di condizionamento mafioso, nell’evento organizzato dal Comune di Castellammare di Stabia lo scorso 29 maggio, per celebrare la conclusione dell’ottima stagione calcistica della squadra», si legge nella nota a firma dei procuratori e del questore.
Tre capi dei gruppi ultras della Juve Stabia parteciparono alla festa della squadra, organizzata dall’amministrazione comunale, salendo sul palco allestito in villa comunale accanto ai vertici della società calcistica. Questo è uno degli episodi sottolineati nel provvedimento e già denunciati nei mesi scorsi da Sandro Ruotolo, eurodeputato e consigliere comunale di maggioranza proprio a Castellammare di Stabia.
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21 ottobre 2025 ( modifica il 21 ottobre 2025 | 14:45)
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