di
Barbara Codogno

Nele opere a Palazzo Zabarella in collaborazione con il Museo LaM di Lille si ripercorre la ricerca della Parigi febbrile del primo Novecento

Ci  sono incontri che cambiano la storia. Picasso e Modigliani si sfiorarono spesso, nella Parigi febbrile del primo Novecento. Modigliani guardava Picasso con superiorità, mentre lui invece disprezzava gli eccessi del giovane italiano, la sua dipendenza dall’alcool. Eppure, anche se così diversi, i loro sguardi precipitarono nello stesso abisso: quello dell’uomo moderno, ormai spoglio di ogni certezza.
Entrambi seppero farsi interpreti di un nuovo sguardo che si apriva alla libertà creativa. L’uno, spagnolo e solare, segmentava la realtà, come a ricomporre un ordine segreto sotto la carne delle cose. L’altro, melanconico e fragile, era alla ricerca dell’anima, meglio: dell’invisibile. I volti allungati verso il divino, gli occhi svuotati che diventano patria per l’assoluto. Per entrambi, la pittura era rivelazione.

La mostra 

Da giovedì fino al 25 gennaio 2026 a Palazzo Zabarella, Padova, si potrà visitare «Modigliani Picasso e le Voci della modernità dal Museo LaM», Mostra organizzata da Palazzo Zabarella e LaM – Lille Métropole Musée d’art moderne, d’art contemporain et d’art brut, realizzata in collaborazione con Manifesto Expo e promossa da Fondazione Bano in collaborazione con Comune di Padova, Assessorato alla Cultura. Museo peculiare il LaM, custode di preziose collezioni d’arte moderna. Nasce nel 1979 grazie alla ricca donazione di Geneviève e Jean Masurel. Nel 1999, arrivano invece le opere dell’associazione «L’Aracine», e il LaM diventa il primo museo francese a riunire arte moderna, contemporanea e art brut, con oltre 8mila opere.



















































La rivoluzione delle forme

A Padova, la Fondazione Bano ne propone 65: un racconto che attraversa la rivoluzione delle forme, l’emergere dell’individualità, la frattura e la rinascita del segno, fino alla scoperta dell’art brut come voce estrema. Teorizzata da Jean Dubuffet, l’arte grezza è un’arte istintiva, nata fuori dai circuiti ufficiali, praticata da artisti ai margini, spesso autodidatti. «Sicuramente questa è una mostra importante» spiega Federico Bano, presidente dell’omonima Fondazione. 

Aria di Parigi

«In Fondazione si è sempre respirata aria di Parigi», commenta invece Fernando Mazzocca, direttore artistico.
Trenta gli autori selezionati: in mostra anche opere di Georges Braque, Fernand Léger, Henri Laurens, Léopold Survage, Gertrude O’Brady, Jean Dubuffet e Joan Mirò, tra gli altri. Curata da Jeanne-Bathilde Lacourt, curatrice per l’arte moderna al LaM, l’esposizione è articolata in più sezioni e propone cinque lavori di Picasso e sei di Modigliani. 

Le avanguardie

Il viaggio si apre con la Parigi delle avanguardie, laboratorio in cui nascono le prime scosse del Novecento. Grazie a Picasso la pittura si fa architettura mentale: la realtà si scompone per essere reinventata. Gli oggetti diventano pretesti per esplorare l’essenza delle cose. La narrazione si sposta su Modigliani e la sua solitudine lirica. Nei suoi ritratti, la malinconia diventa grazia. È l’altra faccia della modernità, quella dell’interiorità.
Attorno a loro, le correnti si moltiplicano: Léger costruisce città meccaniche, Miró sogna alfabeti di stelle, Braque fa vibrare la materia nel colore. L’arte diventa così esperienza spirituale, spazio mentale. 

La sezione dedicata al dopoguerra

La sezione dedicata al dopoguerra segna un passaggio decisivo: dopo la tragedia, la pittura non può che interrogarsi sulla propria possibilità di esistere. Ecco l’informale, la materia, il gesto: l’artista cerca una nuova origine. È qui che il LaM mostra la sua anima più profonda, nella fusione tra l’arte colta e l’art brut, quella che nasce fuori da ogni accademia, ai margini, nei manicomi, dalle mani di chi dipinge per disperazione. Attraversando le sezioni, il visitatore passa dal progetto all’istinto, dall’ordine alla vertigine. La mostra celebra quella voce libera e irriducibile, che attraversando il Novecento, arriva fino a noi. Perché ogni artista, da Modigliani al più «sauvage» degli autori d’art brut, parla dello stesso mistero. Quello dell’uomo che soffre, e infine crea. E nella creazione, si salva.


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16 ottobre 2025