Jannik Sinner è diventato numero uno del tennis mondiale (al momento è 2) perché è il più bravo di tutti a trasformare limiti ed errori in punti di forza (il suo vero talento). Lo farà anche stavolta, tornando sui suoi passi e accettando la convocazione in Davis? Molto difficile, perché lui non crede che dire no alle Finals di Bologna sia stato un errore (vuole concentrarsi sugli Australian Open di gennaio per tornare alla svelta in vetta alla classifica, legittimo, per carità). Proviamo allora una piccola moral suasion da bar dello sport:

1) Per la prima volta le finali di Davis (nuova formula) si giocano in Italia che è campione uscente e avrebbe con Sinner grandi chance di difendere il titolo. Senza di lui, probabilmente la coppa la vincerà la Spagna del suo grande rivale Alcaraz, che oggi è numero uno, anche lui vuole vincere in Australia, ma la Davis la gioca. Brutto, no?

2) Senza entrare nel calendario della sua programmazione (chi siamo noi per farlo), le finali di Davis si disputeranno dal 18 al 23 novembre, nemmeno una settimana di impegno. Possibile che 3-4 partite (se l’Italia arrivasse in fondo, altrimenti meno) possano minare la ricorsa al trono Atp di un ragazzo di 24 anni che è stato fermo, tra squalifica e infortuni, quattro mesi nell’ultimo anno? Ma dai.

3) Oggi molti hanno commentato dicendo di rispettare il suo rifiuto: “Questa resterà sempre casa sua”. Tradotto: c’è grande delusione, l’Italia sportiva è divisa. Anche gli sponsor forse non saranno felici, vista la grande vetrina televisiva già programmata, con tutti quegli spot col campione di Wimbledon in primo piano, che però in quei giorni se ne resterà a casa sua.

4) E se poi in Australia, a gennaio, capitasse una giornata no (succede nelle migliori programmazioni) e vincesse Alcaraz, o Djokovic, o Fritz? Doppia beffa, no? Per non dire di una giornata no nei prossimi tornei, che costringerebbe Sinner a tornare in Davis per non stare troppo fermo. Sarebbe una brutta figura nella brutta figura, forse.

5) O forse alla Davis non si dovrebbe mai dire no, almeno non quando si gioca in casa e si difende il titolo da favoriti. A maggior ragione se sei il tennista più famoso e ricco del mondo. Come non si declina un invito al Quirinale per non interrompere una vacanza. Un errore non esserci, Jannik, ripensaci.


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