di
Dimitri Canello

Negli anni Cinquanta militò nei Rochdale Hornets: rientrato in Italia, dopo la laurea in architettura ha sempre lavorato per l’impresa edile di famiglie

Il mondo del rugby e la comunità veneta piangono Ferdinando “Ferdy” Sartorato, scomparso lunedì all’età di 92 anni. Il malore che lo ha colpito mentre si trovava a Jesolo (Venezia) per un aperitivo non gli ha lasciato scampo: è deceduto all’ospedale di San Donà nella mattinata di lunedì.

Il cap ufficiale del 2013

Figura carismatica, uomo di sport e professionista di successo, Sartorato ha legato indissolubilmente il suo nome alla storia del rugby italiano. Nato e cresciuto a Lughignano a Casale sul Sile, si impose come mediano di mischia di straordinario talento, capace di interpretare il gioco con fantasia e coraggio. Con la Faema Treviso fu protagonista della stagione 1955/56, quella del primo scudetto, e collezionò tre presenze in Nazionale, diventando l’azzurro numero 159. Nel 2013, a distanza di decenni, ricevette il cap ufficiale nel salone d’onore del Coni, un riconoscimento che sanciva il suo contributo a un’epoca pionieristica.



















































Il trasferimento all’estero

Ma il suo mito si è costruito anche all’estero: negli anni Cinquanta, quando il professionismo era ancora proibito, Sartorato scelse di sfidare le convenzioni approdando in Inghilterra. Giocò con i Rochdale Hornets sotto falso nome, misura necessaria per non incorrere in sanzioni. In quell’unica stagione sfiorò la finale, fermato solo in semifinale dal Wigan, la squadra più forte al mondo di allora. Memorabili i suoi passaggi spettacolari in tuffo e l’eleganza nel muovere la palla, caratteristiche che lo hanno reso un simbolo per generazioni di appassionati. Terminata la carriera sportiva, Sartorato intraprese un percorso professionale altrettanto brillante. Dopo il diploma da geometra, si laureò in Architettura a Venezia a 45 anni e continuò a lavorare nell’impresa di famiglia, la Costruzioni Edili Sartorato, senza mai perdere la passione per il design e le costruzioni. Possedeva un albergo a Jesolo e non ha mai smesso di occuparsi di progetti neppure in età avanzata.

Il ricordo di Zaia: «Figura che ha segnato la storia»

Vedovo da dieci anni, viveva nella sua villa a Lughignano. Due anni fa la perdita della patente lo aveva costretto a farsi accompagnare, ma continuava a seguire il rugby da vicino: era stato in Francia per gli ultimi Mondiali e per anni aveva fatto parte del direttivo del Casale Rugby, di cui fu anche presidente negli anni Ottanta. Il presidente della Regione Veneto, Luca Zaia, lo ha definito «una figura che ha segnato la storia del rugby veneto e italiano, un uomo che con coraggio e passione ha scritto pagine indimenticabili». Lascia la figlia Nicoletta e le nipoti Alma e Sol.


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29 luglio 2025 ( modifica il 29 luglio 2025 | 10:47)