Scienziati, personalità politiche (anche della desta americana) e imprenditori tech hanno firmato un appello per bloccare lo sviluppo dell’AI capace di superare le abilità umane

«La super intelligenza artificiale sarà in grado di risolvere tutti i compiti  cognitivi dell’uomo. E il rischio è la perdita di potere dell’umanità, la perdita di libertà, libertà civili, dignità e controllo. I rischi esistono anche per la sicurezza nazionale, fino a una potenziale estinzione umana». Il panorama descritto dal manifesto che si oppone allo sviluppo dell’intelligenza artificiale è drammatico.  E le firme di questo appello salgono di minuto in minuto. Tra loro l’ex consigliere di Donald Trump Steve Bannon, ma anche Meghan Markle con il principe Harry. E poi ci sono scienziati come Stuart Russel, pioniere dell’intelligenza artificiale  e professore di informatica all’Università della California, Yoshua Bengio e Geoffrey Hinton, vincitori ex aequo del Turing Award, il più importante premio nel campo dell’informatica. Sono oltre mille i personaggi pubblici tra scienziati, politici, premi Nobel, celebrità  che chiedono il «divieto» dello «sviluppo della cosiddetta superintelligenza artificiale , in grado di superare gli esseri umani nella maggior parte dei compiti, finché la tecnologia non sarà affidabile, sicura e controllabile e non avrà l’approvazione del pubblico, cosa che purtroppo manca». Tra i firmatari figurano anche l’ex presidente irlandese Mary Robinson, l’attore Joseph Gordon-Levitt, il rapper Will.i.am, l’investitore miliardario Richard Branson, l’attore britannico Stephen Fry, il co-fondatore di Apple Steve Wozniak, leader religiosi come Paolo Benanti, consulente del Papa sull’intelligenza artificiale e Glenn Beck, commentatore politico conservatore americano

La preoccupazione per le macchine superintelligenti

L’iniziativa internazionale, rivolta ai giganti tecnologici come Google, Meta e OpenAI è stata lanciata dal Future of Life Institute, organizzazione statunitense fondata nel 2014 (inizialmente sostenuta da Elon Musk) che da un decennio esprime preoccupazione per il rischio che le macchine intelligenti potrebbero avere sull’umanità. «Chiediamo il divieto dello sviluppo della “superintelligenza” che non potrà essere revocato fino a quando non vi sarà un ampio consenso scientifico sulla sua sicurezza e controllabilità e un forte sostegno da parte dell’opinione pubblica» si legge nella lettera che nel preambolo sottolinea come gli strumenti forniti dall’intelligenza artificiale possano portare salute e prosperità, ma che, parallelamente a tali strumenti, «molte aziende leader nel settore hanno dichiarato l’obiettivo di sviluppare nel prossimo decennio una superintelligenza in grado di superare in modo significativo tutti gli esseri umani in quasi tutte le attività cognitive».



















































Gli appelli di questo tenore sono frequenti. L’ultimo è di pochi giorni fa quando oltre 200 scienziati hanno chiesto di mettere limiti all’intelligenza artificiale, perché si rischia di perderne il controllo. Nel marzo del 2023, cinque mesi dopo il lancio di ChatGpt, esperti di tecnologia, tra cui Elon Musk, hanno rilasciato dichiarazioni simili, sempre rilanciate dal Future of Life Institute, che chiedevano una moratoria di sei mesi su tutto lo sviluppo dell’intelligenza artificiale. Tuttavia Musk continua a sviluppare sistemi di AI. 

La confusione della destra populista

Molti esponenti del settore tecnologico e del governo degli stati Uniti si oppongono a possibili stop, sostenendo che questi timori sono ingiustificati e compromettono l’innovazione e la crescita economica.  Le preoccupazioni per l’AI non sono solo accademiche o di stampo «progressista»,  ma coinvolgono anche ambienti conservatori e populisti. Il sostegno di figure come Bannon e Glenn Beck riflette una possibile crescente inquietudine nei confronti dell’AI all’interno della destra populista, in un momento in cui molte persone legate alla Silicon Valley ricoprono ruoli influenti nell’amministrazione repubblicana del presidente statunitense Donald Trump. Ma è lo stesso Trump che, secondo un’indagine del New York Times, ha pubblicato immagini o video generati dall’intelligenza artificiale almeno 62 volte sul suo account Truth Social dalla fine del 2022, attaccando in modo feroce i suoi rivali politici.

Ora la proposta di un divieto potrebbe spingere i legislatori a discutere di norme più restritive, ma una pausa nello sviluppo potrebbe far spostare la ricerca in Paesi meno regolamentati come Russia o Cina. Vale la pena ricordare che il termine «superintelligenza» è un concetto vago: non esiste una definizione precisa di quando l’AI diventa «superintelligente». Di super intelligenza artificiale ne aveva parlato Mark Zuckerberg nel luglio scorso, ufficializzando la costruzione di un data center, Hyperion, destinato a fornire fino a 5 gigawatt di potenza computazionale per supportare il Meta Superintelligence Lab. 

Il sondaggio: la richiesta di una regolamentazione

Il Future of Life Institute ha pubblicato la lettera insieme a un sondaggio condotto su 2.000 statunitensi che evidenzia un diffuso malcontento per l’attuale piega che ha preso lo sviluppo dell’intelligenza artificiale e solo il 5% degli intervistati è a favore dell’attuale status quo di uno sviluppo rapido e non regolamentato; quasi due terzi (il 64%) ritengono che la super intelligenza artificiale non dovrebbe essere sviluppata fino a quando non si dimostrerà che è sicura e controllabile , o che non dovrebbe mai essere sviluppata. Il sostegno a una regolamentazione rigorosa dell’AI è schiacciante (73%) e solo il 12% è contario a una regolamentazione rigorosa. Gli intervistati citano «sostituzione» ed «estinzione» come principali ragioni per non sviluppare un’intelligenza artificiale avanzata. 

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22 ottobre 2025 ( modifica il 22 ottobre 2025 | 16:47)