Focolaio di tubercolosi allo Spazio Neruda, l’Asl Città di Torino scrive al Comune: «Primo caso il 24 agosto. Ora si adottino i provvedimenti per l’accesso in sicurezza in via Ciriè 7». L’assessore al Welfare Maurizio Marrone attacca il sindaco, gli abitanti dell’ex scuola occupata dichiarano: «Il problema siamo noi o l’assenza di prevenzione?». Il Pd e Avs: «Mancato il coordinamento tra enti, perché l’Asl non è intervenuta prima?».
Primo caso e lettera dell’Asl al Comune
È intricato il caso anticipato su La Stampa dei sei casi, di cui due minori, affetti da tbc e dell’esposto arrivato in Procura dall’Azienda sanitaria locale Città di Torino. Il primo caso risale al 24 agosto, quando si accerta una tubercolosi polmonare in una paziente dell’Oftalmico. I dettagli sono contenuti in una lettera che il Dipartimento di Prevenzione dell’Asl ha inviato al primo cittadino e alla prefettura solamente nel tardo pomeriggio di ieri. La paziente si sarebbe rifiutata di fornire le generalità della famiglia e avrebbe affermato, sempre secondo l’Asl, di non frequentare comunità o altri soggetti all’infuori dei parenti stretti. Avrebbe però dichiarato di essere domiciliata in via Ciriè 7.
Monitoraggio sanitario e nuovi casi
Un’attività di indagine successiva avrebbe poi permesso di identificare altri contatti, presi in carico, di cui alcuni minori che frequentano elementari e medie. Il monitoraggio sanitario, dice ancora il documento, avrebbe permesso di accertare che tutti i contatti identificati vivono allo Spazio Neruda. Su questo, però, non sono segnalate le tempistiche. L’Asl, poi, sottolinea l’illegalità dell’occupazione, l’accertamento di cinque casi (oltre al primo) e chiede alla Città di intervenire perché si possa accedere in sicurezza nell’immobile di via Ciriè 7.
La risposta dello Spazio popolare Neruda
Ma a condividere il proprio punto di vista è anche la “Famiglia dello Spazio popolare Neruda”: «Appena abbiamo saputo che una persona che viveva qui era affetta da tubercolosi con il rischio di contagio – si legge in una nota – ci siamo attivati per la tutela della salute degli abitanti e delle abitanti dello spazio, di chi lo frequenta e del quartiere; siamo stati presi in carico come comunità dall’Asl e la situazione dal punto di vista sanitario e del rischio contagio è sotto controllo». Dall’Azienda sanitaria locale comunicano che, da ieri, circa cinque persone al giorno si recano all’Amedeo di Savoia per effettuare screening e profilassi; dallo Spazio Neruda, invece, parlano di «10 persone a settimana». Con il problema di procurarsi autonomamente le ricette mediche, onere non scontato per le persone migranti in attesa di permesso di soggiorno o richiesta d’asilo.
Critiche alle mancanze del sistema sanitario
«Ci sembra assurdo – continuano dal Neruda – che chi ha l’onere e il potere di gestire la sanità regionale scarichi su una comunità autogestita le responsabilità di un potenziale dilagare della tubercolosi. Il problema sta nella mancanza di politiche di prevenzione: non è possibile l’accesso libero per i test di prevenzione alla Tbc, non sono possibili gli esami – come il quantiferon – tramite il Cup e le liste d’attesa per prenotazioni ed esami sono troppo lunghe». Ricordano gli screening gratuiti durante il Covid-19, parlano della «bieca volontà politica di chi continua a considerare la malattia come una colpa da espiare, come un pretesto per formulare stigmatizzazioni razziste».
La politica si divide sul caso Neruda
Ad attaccarli per primo è stato l’assessore al Welfare Maurizio Marrone: «La copertura politica del centrosinistra verso le occupazioni antagoniste è diventata ormai un’emergenza di salute pubblica, esponendo al contagio cittadini e bambini. La Città proprietaria dell’immobile è responsabile di cosa succede là dentro. Prima che sia troppo tardi intervenga il sindaco Lo Russo». Per il capogruppo della Lega Fabrizio Ricca «non è possibile che le strutture occupate restino prive di controlli».
Risposte dal sindaco e opposizione
A loro, in mattinata, il primo cittadino aveva risposto così: «Quella dello Spazio Neruda è una situazione complessa dal punto di vista sociale. Si tratta di un’occupazione legata a fragilità sociali, non va mescolata ad altre occupazioni con attinenze diverse». Come sottolinea il capogruppo dem Claudio Cerrato «stupisce che, a fronte di una questione sanitaria rilevante, non ci sia stato un coordinamento più efficace tra gli enti, a partire da chi gestisce la sanità in Piemonte. Serve chiarezza. A ciò si aggiunge l’ipocrisia di Marrone: invece di occuparsi di garantire risposte abitative per 150 persone preferisce agitare lo spauracchio degli sgomberi». Per la leader di Avs in Regione Alice Ravinale si tratta di «sciacallaggio su una situazione serissima. L’unica colpa che vediamo è nella ritardata presa in carico da parte della stessa Asl di un possibile focolaio di Tbc e nelle note difficoltà di accesso al sistema sanitario da parte di persone marginalizzate. Possibile che con altri casi emersi a settembre lo screening non venga fatto immediatamente e d’urgenza e si richiedano impegnative “rosse” che le persone straniere non possono ottenere? La vicenda ha contorni allarmanti».