Quasi 3 ore e 15 minuti. Tanto è servito ieri, mercoledì 22 ottobre, per entrare nel portale degli incentivi auto elettriche 2025, aperto alle 12 e preso d’assalto dagli automobilisti.
Era passata solo una manciata di minuti dal lancio quando ho provato ad avventurarmi sulla piattaforma online. Saranno state circa le 12:03, ma la fila sembrava già lunghissima.
“In questo momento ci sono molti utenti connessi – la scritta che campeggiava sullo schermo del computer –. Per garantire il miglior servizio, ti chiediamo la cortesia di attendere qualche istante. Quando sarà il tuo turno, avrai a disposizione 10 minuti per accedere al servizio e, una volta entrato, avrai 30 minuti per effettuare le operazioni”.
Quell’istante è però diventato minuti, i minuti sono diventati ore e l’omino bianco sulla sinistra, rappresentazione del tempo che scorreva, non voleva proprio saperne di avanzare verso destra. Pareva di prenotare un biglietto per i Coldplay. Ma alla fine, fra una cosa e l’altra davanti al pc, l’accesso è andato in porto.
La piattaforma di prenotazione degli incentivi, appena aperta
Foto di: InsideEVs
Questo lungo resoconto serviva per dare idea dell’odissea vissuta ieri da chi era interessato a comprare un’auto elettrica coi contributi da 9.000 o 11.000 euro. I più fortunati ci sono riusciti, i meno fortunati no. A 6 ore dal via, i voucher emessi erano già 45.000, pari a 481 milioni di euro su 597 totali.
Il nodo scadenza voucher
Gli incentivi sono quindi agli sgoccioli, o forse addirittura esauriti (come vocifera qualcuno), e non c’è un resoconto pubblico sulle risorse residue. Ora la domanda è: arriveranno altre occasioni per accaparrare i maxi sconti statali? Nì.
Nel senso che, al momento, nessuno ha accennato la possibilità di rimpinguare il fondo. Anche perché – ricordiamo – questi incentivi sono finanziati dall’Europa, col PNRR. Un’eventuale reiniezione di liquidità dovrà pesare sulle casse dello Stato, ma nella bozza della legge di Bilancio non c’è nulla di tutto ciò.
Il Governo aveva persino chiuso le porte al ritorno dei contributi statali, salvo poi ripristinarli per sfruttare risorse europee già stanziate e altrimenti inutilizzabili.
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La porta di ricarica della Dacia Spring
Però i voucher, oltre a essere volontariamente annullabili, vanno spesi entro 30 giorni, altrimenti i soldi tornano a disposizione. Come? Non si sa. Teoricamente le strade sono due: reinserire di volta in volta i 9.000-11.000 euro non sfruttati, oppure indire un nuovo click-day dopo aver raggruppato i voucher avanzati. Ma qui ci muoviamo nel campo delle ipotesi.
Servono come il pane
Di sicuro c’è che quest’ennesimo boom dimostra nuovamente la fame di mobilità sostenibile in Italia; un Paese dove i bonus vivono di corse, invece di piani a lungo termine. Ne aveva previsto uno l’Esecutivo Draghi, con 8,7 miliardi di euro dal 2022 al 2030, e ne ha previsto uno la Germania proprio in questi giorni.
Associazioni come Unrae l’avevano chiesto nelle scorse settimane: “Servono misure chiare e non discontinue; gli incentivi sono utili solo se inseriti in una strategia di medio-lungo periodo, non come fiammate occasionali legate alle offerte statali”.
Gli appelli di automobilisti e industria verranno accolti?