di
Michela Proietti
Morto a Milano, all’età di 80 anni, il gioielliere Alberto Sabbadini. La sua creazione più famosa, l’ape-spilla, simbolo della Milano bene, ispirata alla tecnica della sertie misterieuse, l’incastonatura invisibile. Gli inizi in Spagna e la terza generazione, con Micol e Pierandrea Sabbadini
E’ mancato a Milano il gioielliere Alberto Sabbadini, 80 anni, figura di riferimento per la città, prima con la sua boutique in via Montenapoleone e poi in via Sant’Andrea al numero 5, dove è stato ricreato lo stesso progetto iniziale di Renzo Mongiardino. Non solo un laboratorio di gioielli esclusivi, ma anche un crocevia di personaggi, notabili cittadini e star internazionali che hanno scandito i momenti di gioia della loro vita con le creazioni del gioielliere. Una su tutte l’iconica ape- spilla, che Alberto Sabbadini disegnò negli anni Ottanta per la moglie Stefania, che è diventata presto uno simboli della casa, di cui Alberto prese le redini nel 1967. Appassionato di arte napoleonica, Alberto Sabbadini si ispirò proprio a Napoleone per l’ape, che l’aveva eletta a suo simbolo. Un fenomeno tipicamente da passaparola: chi entrava in boutique e vedeva la signora Stefania indossare le api, immediatamente le voleva anche per sé, tanto che Alberto Sabbadini ripeteva come la moglie fosse stata la migliore ambassador del brand: “se non fosse stato per lei Sabbadini oggi non sarebbe al punto in cui è”, diceva agli amici.
La storia della maison Sabbadini inizia in Spagna nei primi anni del Novecento con Alberto Esquenazi, importatore di diamanti, che in seguito si trasferì a Milano negli anni ’40. Bruno Sabbadini (genero di Esquenazi ) avviò l’attività di gioielleria e pietre preziose per poi cedere il comando al figlio Alberto, prima nel negozio di via Montenapoleone e poi in quello di via Sant’ Andrea. L’uso di pietre rare e la manifattura italiana hanno reso subito Sabbadini un punto di riferimento della “milanesità” : nonostante tanti clienti americani e giapponesi avessero insistito per la apertura di un negozio Sabbadini sulla Fifth Avenue di New York o a Ginza di Tokyo, Alberto Sabbadini è rimasto fedele alla sua Milano e alle ricche signore della borghesia lombarda, dalla famiglia Moratti alla famiglia Berlusconi, oltre ai Clerici e la bellissima Silvia De Benedetti, senza mancare mai di trascurare la sua clientela internazionale, con pop up al Palace di Saint Moritz o al Cala di Volpe di Porto Cervo, guidato dal figlio Pierandrea.
“Cercavamo il soggetto ideale-, raccontava Alberto Sabbadini a proposito della celebre ape, -per la nostra tecnica più sofisticata, la sertie
misterieuse, l’incastonatura invisibile. È una lavorazione francese
creata negli anni Trenta da Cartier e Boucheron e diventata poi l’asso nella
manica di Van Cleef & Arpels. Serve proprio a rendere invisibile l’incastonatura: il risultato è che zaffiri, topazi e rubini appaiono accostati l’uno all’altro senza un legame visibile”. Dalle spille agli orecchini, secondo una intuizione della figlia Micol che pensò alle Baby bee, le apine hanno fatto da lei motiv alla sua storia imprenditoriale, che ha sempre preso ispirazione al gusto delicato e retrò dei gioielli della nonna. “Non amo le forme troppo moderne-, spiegava Sabbadini, -dal design geometrico e freddo. Mi piacciono le linee classiche tonde, femminili e rassicuranti”.
Per le prime della Scala, per una nascita, un anniversario di matrimonio o per celebrare una data significativa, ogni signora bene milanese ha indossato almeno una volta nella vita una delle api di Sabbadini: oggi a portare avanti l’azienda sono i figli Micol, direttore creativo e Pierandrea, amministratore delegato e gemmologo: non solo gioiellieri ma ambasciatori dei savoir faire italiano che resiste ai grandi colossi internazionali.
24 ottobre 2025 ( modifica il 24 ottobre 2025 | 15:29)
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