di
Giuseppe Sarcina

L’appello a Londra, soprattutto per i Taurus tedeschi e i Tomahawk inglesi. Il leader ucraino da re Carlo

Volodymyr Zelensky preme sui leader europei: dateci le armi a lungo raggio per colpire obiettivi militari e raffinerie di petrolio nel territorio russo. La richiesta del presidente ucraino ha tenuto banco per buona parte della riunione dei «Volenterosi», organizzata ieri a Londra dal premier britannico Keir Starmer. Zelensky sta ancora smaltendo la delusione per il giro a vuoto a Washington, lo scorso 16 ottobre. Dopo le consuete oscillazioni, Donald Trump non gli ha venduto i micidiali Tomahawk, missili in grado di colpire fino a duemila chilometri di distanza. «Ma anche altri Paesi europei hanno armi a lunga gittata, compresi i Tomahawk, e stiamo parlando con loro», ha dichiarato Zelensky, l’altro ieri a Bruxelles, dove aveva partecipato al Consiglio europeo. 

Secondo le indiscrezioni, l’ucraino si riferiva essenzialmente a due Paesi: la Germania, che ha in dotazione gli ordigni Taurus, e il Regno Unito che avrebbe, stando alle stime più accreditate, una settantina di Tomahawk «operativi», cioè pronti per l’uso



















































Londra ha già inviato un numero limite di «Storm Shadow», vettori con un ampia gittata, già utilizzati dagli ucraini. Ma Zelensky avrebbe chiesto a Starmer anche i Tomahawk. Il premier britannico, però, non può decidere da solo, per un motivo molto semplice: i missili sono di fabbricazione americana e quindi occorre il via libera della Casa Bianca prima di poterli cedere all’Ucraina e poi utilizzarli per mettere nel mirino target in Russia. 

La discussione sull’asse Kiev-Washington-Londra è in pieno sviluppo, con il concorso anche del segretario della Nato, Mark Rutte, anche lui sbarcato a Londra, dopo essere rientrato da un faccia a faccia nello Studio Ovale con Trump. 

Lo stesso Starmer ha insistito molto sulla questione delle armi a lungo raggio, invitando i Paesi europei, in particolare la Germania, ad accogliere le sollecitazioni di Zelensky. I 26 leader della coalizione, per lo più collegati online, come la presidente del Consiglio italiana, Giorgia Meloni, hanno assicurato che non allenteranno il sostegno alla resistenza ucraina. Emmanuel Macron, che ha già spedito gli «Scalp», anche questi a lunga gittata, ha annunciato l’invio di caccia Mirage e di altri missili Aster per la difesa aerea, prodotti da una joint venture di cui fa parte anche l’italiana Leonardo. 

Lo stesso Starmer ha insistito molto sulla questione delle armi a lungo raggio, invitando i Paesi europei, in particolare la Germania, ad accogliere le sollecitazioni di Zelensky. I 26 leader della coalizione, per lo più collegati online, come la presidente del Consiglio italiana, Giorgia Meloni, hanno assicurato che non allenteranno il sostegno alla resistenza ucraina. Emmanuel Macron, che ha già spedito gli «Scalp», anche questi a lunga gittata, ha annunciato l’invio di caccia Mirage e di altri missili Aster per la difesa aerea, prodotti da una joint venture di cui fa parte anche l’italiana Leonardo.

La riunione ha toccato anche altri due punti cruciali. Innanzitutto le sanzioni americane sulle società Rosneft e Lukoil, che producono circa la metà dell’export russo di greggio. Macron ha riassunto l’opinione praticamente condivisa da tutti: «Le sanzioni americane costituiscono chiaramente un punto di svolta» e «dovrebbero avere un impatto pesante sulle fonti di finanziamento della guerra russa». 

Delusione, invece, per la scelta del Consiglio europeo di giovedì 23 ottobre, che ha rimandato a dicembre l’eventuale decisione di finanziare l’esercito ucraino, scongelando le riserve monetarie russe, per un valore di circa 140 miliardi di euro, depositate in Belgio. 

Starmer e Zelensky hanno fatto pressione sui partner europei per accelerare il più possibile i tempi. Già, il tempo: ancora una volta fattore cruciale sia per le operazioni militari che per aprire la strada al negoziato. L’orologio di Kiev corre più velocemente rispetto a quello europeo. Zelensky ha avvertito che Putin «sta conducendo una campagna terroristica contro gli impianti energetici perché vuole usare il freddo dell’inverno come uno strumento di tormento e di pressione sul popolo ucraino». 

A Londra, Zelensky ha incontrato anche re Carlo III. Poi, come aveva già fatto a Bruxelles, ha ripetuto fino allo sfinimento: occorre fare presto su tutti i fronti. Sanzioni, missili a lunga gittata, riserve russe. E anche le armi americane, acquistate con i soldi europei attraverso la Nato, stanno arrivando troppo lentamente.

25 ottobre 2025