di
Benedetta Moro
La vedova del regista Squitieri: «La mia compagna si sente un uomo in un corpo femminile. Claudia Cardinale? Una volta scomparso mio marito, lei ha cercato di riappropriarsene»
La voce è serena, soddisfatta. «Questo documentario — dice — a Pasquale lo dovevo. In 14 anni con lui sono cresciuta come artista e come donna. È stata una grandissima storia d’amore. Questo lavoro chiude un cerchio e apre una nuova fase». Parla Ottavia Fusco, attrice, cantante e ora regista di Pasquale Squitieri. Il vizio della libertà, docufilm dedicato al marito, il regista napoletano scomparso nel 2017.
Perché uno spartiacque?
«Da quando Pasquale è morto non ho mai incontrato un uomo che reggesse il confronto con lui. Da cinque mesi, invece, ho una compagna, Rossella, che mi ha rivoluzionato la vita».
Ci racconti.
«Rossella e io eravamo amiche. Da etero convinta, mi ha sorpresa per il suo approccio maschile al rapporto, la sua grande personalità e l’inaspettata attrazione fisica che ho provato. Ridiamo tanto e mi sento libera».
Chi ha fatto il primo passo?
«Io. Appena iniziate le riprese del documentario, ho avuto un momento di crisi: sono rimasta tutto il giorno in pigiama, a fissare il muro. Verso sera ho chiamato Rossella, che è subito venuta a prendermi. Ho partecipato a una cena bellissima da lei e mentre mi riaccompagnava a casa ho iniziato a chiederle: “Non ti sei mai sentita incuriosita da me?”».
E lei?
«“Perché me lo chiedi?”, mi ha detto. E io: “Ci penso da un po’’. Rossella ha provato a dissuadermi: “Guarda che ti sbagli”. Ho insistito. Arriviamo sotto casa mia e lei, stanca del mio monologo, mi bacia».
E poi?
«La mattina dopo mi sono detta: “Oddio, che cosa ho fatto?!”. Le scrivo un messaggio, dicendole che non volevo rovinare l’amicizia. Forse ero anche spaventata. “Prima lanci il sasso e poi ritiri mano?”, mi ha detto. Così c’è stato un mese e mezzo di tira e molla da parte mia: resistevo al cambiamento».
Cosa temeva?
«Ero abituata a vivere da sola con le mie ritualità, ma dopo un mese e mezzo mi sono lasciata andare».
Rossella lavora nel mondo dello spettacolo?
«No, è un’imprenditrice».
Si sente innamorata?
«La nostra amicizia è diventata frequentazione e poi amore, non innamoramento, sono due cose distinte».
Qual è la differenza?
«Per me l’innamoramento è la primavera dei sensi che diventa estate, poi autunno e, infine, inevitabilmente, inverno. L’amore è la consapevole pienezza di sensi e sentimenti che si compensano a vicenda».
Ci racconti Rossella.
«Ha sempre avuto donne che prima erano etero. Mi ha confessato che si sente un uomo incapsulato in un corpo di donna. Si propone e ragiona come un uomo, ma ha una sensibilità femminile che fa una grande differenza sotto tutti gli aspetti».
Anche sessuale?
«Sì, il sesso va straordinariamente bene, proprio perché lei ha un approccio maschile con una conoscenza del corpo femminile».
Che progetti avete?
«Vogliamo andare a vivere assieme in una casa con il giardino, dove potranno starci i suoi tre cani e nove gatti e la mia gattina».
In che modo questo amore è diverso da quello che ha vissuto con suo marito?
«Ho affrontato questo amore non come tentativo, ma come approdo».
Spieghi.
«Avevo 36 anni quando iniziai la storia con Pasquale, era una fase differente che ho vissuto con “proviamo a vedere come va”. Una costruzione lenta, anche con difficoltà: non era facile succedere a un mito come Claudia Cardinale».
Che rapporto aveva con lei?
«Tra lei e Pasquale esiste una storicizzazione mediatica. Poi a Pasquale è venuto in mente di dirigere me e Claudia nello stesso spettacolo. Mettemmo in scena una versione al femminile della nota pièce teatrale “La strana coppia” di Neil Simon. Ma i nove mesi di tournée con lei sono stati impegnativi».
Perché?
«Pasquale morì prima che arrivassimo nei teatri. Claudia non mi ha reso le cose facili. C’era un tentativo postumo di riappropriarsi di mio marito, utilizzando anche la propria notorietà. In scena sublimavamo tutto litigando».
Vi siete sentite poi?
«Sì, abbiamo chiarito, ma non ci siamo più viste».
Nel documentario su suo marito c’è anche Bertinotti.
«Un suo amico fraterno».
Con idee politiche diverse, suo marito è stato poi senatore di Alleanza nazionale.
«Ha sempre incuriosito per le sue apparenti contraddizioni. Credo che il mio documentario abbia chiarito tale aspetto e quello umano, con la sua generosità e simpatia, che magari non tutti conoscevano. Le etichette che gli appiccicavano cercavano di tenerlo sotto controllo, ma lui aveva il “vizio della libertà”».
Aveva idee fasciste?
«Ogni giorno commentavamo le notizie ed ero sempre sorpresa dai suoi pensieri, non era prevedibile. Pensavi che avrebbe commentato in un certo modo, invece diceva la cosa opposta, facendoti riflettere. Entrò in politica perché voleva conoscere il meccanismo del potere interno».
Però scelse An…
«Diceva: “Bertinotti non me lo ha chiesto, Fini sì”. E scoprì che la politica è un compromesso».
Ha mai dovuto difendere suo marito?
«Prima no. Ma dopo la morte, con questo documentario, che peraltro sulla Rai, di pomeriggio, ha avuto uno share con punte del 4,5%, in un colpo solo non ho dovuto bussare alle porte di tutti per raccontare chi era davvero lui. Se poi Bruno Vespa vuole invitarmi a Porta a Porta, lo accetto!».
Cosa avrebbe detto Pasquale di questa sua nuova relazione?
«Ne sarebbe felice, perché vuole dire che non ho trovato nessun uomo di mio interesse dopo di lui! E credo comunque si sarebbero piaciuti molto».
25 ottobre 2025
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