di
Massimo Gaggi
Il presidente Usa vola in Oriente, dove vedrà Xi JInping. Ma in patria è in difficoltà
Partito per il suo tour asiatico, Donald Trump si lascia alle spalle una situazione complessa, resa ancor più tesa da un braccio di ferro coi democratici, dallo shutdown del governo alla demolizione della East Wing della Casa Bianca per costruire la sua sala da ballo, divenuto uno scontro estremo: minacce di licenziamenti di massa dei dipendenti federali (tra i quali ha pochissimi elettori), un Congresso sempre più emarginato (lo speaker repubblicano Mike Johnson non convoca la Camera denunciando, su richiesta del presidente, problemi organizzativi legati al blocco del governo) e insulti e accuse infamanti ai tre presidenti democratici che lo hanno preceduto.

Trump semina mine mentre continuano le vendette personali: mentre la ministra della Giustizia, Pam Bondi, indaga anche sulla ex leader della Camera, la democratica Nancy Pelosi, il presidente la sollecita a trascinare in tribunale anche l’ex ministro della Giustizia Merrick Garland e l’ex superprocuratore Jack Smith. Ritornando a fine settimana, dovrà star attento a non inciampare su qualche mina inesplosa: coi dipendenti pubblici senza stipendio e servizi essenziali come il controllo del traffico aereo in emergenza, molti, anche a destra, chiedono alla Casa Bianca di essere meno rigida, magari sbloccando i pagamenti ai militari che svolgono servizi sostitutivi.
Sconcerto, poi, anche tra i repubblicani per la «guerra della droga» di Trump che ha già distrutto con missili e droni dieci imbarcazioni di presunti narcotrafficanti uccidendo 46 persone e ora minaccia di colpire anche nel territorio del Venezuela quelle chiama basi e vie del narcotraffico. Lo fa senza un voto del Congresso del quale afferma di non avere bisogno. Ma ora, temendo di ritrovarsi trascinati in un nuovo conflitto, anche a destra molti chiedono un argine parlamentare. Anche perché pare che in almeno un caso tra le vittime ci sia un pescatore. Guai anche per le demolizioni alla Casa Bianca: denunce in tribunale contro il presidente accusato di aver distrutto illegalmente un bene del popolo americano, non suo.
Per molti analisti Trump punta a successi all’estero — intese sui dazi, accordi con Xi Jinping sul commercio e magari anche un aiuto cinese per disinnescare la crisi ucraina, visto che lui non né riuscito a fermare Putin — per mettere in ombra le difficoltà interne.
Ma la missione asiatica è più complessa del recente tour in Europa e Medio Oriente: quasi una marcia trionfale, visto che i partner della Nato, Israele e i Paesi del Golfo non volevano urtare la sua suscettibilità. In Giappone Trump troverà la prima premier donna decisa a rimettere in discussione la promessa di Tokyo di investire 550 miliardi di dollari negli Usa, se non otterrà accordi commerciali da lei ritenuti equi. Mentre in Corea del Sud il nuovo governo, orientato a mantenere l’impegno a investire 350 miliardi in America, non può, tuttavia, essere molto accomodante: l’opinione pubblica non ha per nulla digerito l’arresto di 300 dipendenti coreani (poi liberati) dello stabilimento che la Hyundai ha costruito in Georgia: chiamati a sostenere una produzione coreana trasferita negli Usa e accusati di essere clandestini.
Ma la partita vera, Trump la giocherà col leader cinese Xi Jinping: se l’incontro sbandierato dalla Casa Bianca ci sarà (Pechino non l’ha ancora confermato) è probabile che molti ostacoli commerciali (megadazi americani, stop all’export di terre rare dalla Cina) verranno rimossi: il ministro del Tesoro Usa Scott Bessent e il vicepremier cinese He Lifeng stanno lavorando in queste ore a un accordo. Ma Xi vuole anche garanzie politiche circa la politica di contenimento della Cina praticata dagli Usa in Estremo Oriente e su Taiwan. E qui Trump, in teoria, può concedere molto poco.
Con lo stallo sull’Ucraina e le incognite asiatiche, l’imprevista tappa di Trump in Qatar, sulla via della Malesia (dove rischia di non incassare la preannunciata pace tra Tailandia e Cambogia), ha il sapere di un’ulteriore rivendicazione del suo successo nell’ottenere la tregua a Gaza.
25 ottobre 2025 ( modifica il 25 ottobre 2025 | 23:09)
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