Roma, 25 ottobre 2025 – «Io ho portato fortuna a lui e lui a noi. È una persona rara. Ho azzeccato a fargli vincere il mio Sanremo». Per un gioco del destino oggi alla Festa del Cinema si consuma una reunion. Quella tra Carlo Verdone, che presenta la quarta e ultima stagione di ‘Vita da Carlo’, e Lucio Corsi, protagonista lo scorso anno del terzo capitolo della serie e del documentario ‘La Chitarra Nella Roccia – Lucio Corsi dal vivo all’Abbazia di San Galgano’ diretto da Tommaso Ottomano.
La serie, scritta da Verdone con Nicola Guaglianone e Menotti e diretta insieme a Valerio Vestoso arriverà su Paramount+ dal 28 novembre e vede l’attore e regista in un esilio autoimposto a Nizza dopo la gaffe avvenuta sul palco del Festival della canzone italiana. Vittima illustre della cancel culture, Verdone non ha nessuna intenzione di tornare in Italia. Ma il direttore generale del Centro Sperimentale di Cinematografia lo contatta per offrirgli la cattedra di regia. Una proposta che non può rifiutare e con la quale vuole provare a reinventarsi e fornire un aiuto concreto ai nuovi talenti del cinema. Ma, tra colleghi dispettosi e compromessi con i produttori, la strada per riuscirci sarà lunga e piena d’intoppi. «La scelta di ambientare questa quarta stagione al Centro Sperimentale è un omaggio a mio padre, dirigente per tanti anni, agli anni in cui sono stato studente diplomato con Roberto Rossellini e a quelli come consigliere di amministrazione. Per me quel luogo è tutto, simboleggia l’inizio», confessa l’attore. «È anche una dedica ai giovani. Nella serie ho spesso contrasti con i miei studenti. C’è un modo diverso di vedere il mondo, di esprimersi. Ma poi ci sono anche incontri ed entusiasmi. In un scena importante lascio loro gli applausi uscendo di scena. La fuori c’è una generazione di attori ventenni davvero bravi che meritano. Bisogna dargli delle chance, altrimenti i cast sono tutti uguali. Abbiamo idee sbagliate sui giovani che vivono un momento pieno di problemi creati dai vecchi».
Carlo Verdone, grazie ai suoi film e personaggi, è diventato uno dei simboli di Roma. Se il Carlo della serie decide di lasciarla, per quello reale sarebbe mai una scelta possibile? «Lo potrei fare al massimo per andare in campagna», ammette il regista. «Quando non ne posso più del lavoro o della città che mi stressa, mi ritiro lì, nella casa in Sabina in cui probabilmente sono stato concepito. Ogni tanto dico di lasciarla perché non sopporto la volgarità, il traffico, la confusione. Ma anche la possibilità di girare per conto mio, cosa che posso fare solo la notte o la domenica mattina molto presto. Ringrazio Dio sia così, che la gente mi voglia bene. Però, a volte, hai bisogno di qualche giorno per staccare tutto. Lì mi sento rinascere e sono uno come tanti, uno sconosciuto. Ma se non avessi amato tanto questa città non avrei mai fatto un film come “Un sacco bello”».
Continuando a parlare di Roma, Verdone – in questi giorni sul set di ‘Scuola di seduzione’ con Karla Sofía Gascón – il 17 novembre sarà sindaco della città per un gioco come accadde ad Alberto Sordi. Cosa farà con la fascia del tricolore? «Gualtieri al centro sta facendo bene, anche se alcune strade sono troppo buie. Una sera dovevo andare a cena da Sergio Rubini e non riuscivo a trovare l’indirizzo», racconta Verdone.
«Andrò in periferia. Il grosso del lavoro da fare è lì. Mancano spesso i mezzi pubblici, c’è degrado. Bisogna dare il buon esempio per far sì che i cittadini tornino ad amare il loro quartiere. È poi vorrei si migliorasse il gusto estetico. Viene dato il via a costruzioni assurde, cosa che in altre città europee non accade. Noi siamo il Paese del grande gusto, ma dagli anni Sessanta siamo diventatati orrendi». Nel cast di “Vita da Carlo 4”, oltre a Sergio Rubini, Monica Guerritore, Antonio Bannò e Caterina De Angelis, anche Alvaro Vitali. «Un atto dovuto, gli ho voluto bene. Sono felice che l’ultima cosa l’ha fatta con me», confessa Verdone. «Per me rappresentava un cinema antico che mi ricordava Fellini».