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Andrea Pasqualetto inviato a Cinto Euganeo (Padova)
L’ex governatore del Veneto è tornato dopo 10 anni nella dimora dove abitava. Era stata confiscata dal Demanio e ora è in gestione a un ente non profit. «Alle nozze in villa c’erano 300 invitati, pochissimi mi sono rimasti amici»
Se n’era andato undici anni fa sbattendo il cancello: «Bastardi!». Con una mano teneva il trolley, con l’altra mandava tutti a quel paese. Si chiudevano così le porte di villa Rodella e si aprivano per lui quelle del carcere. Erano i giorni neri di Giancarlo Galan, travolto dall’inchiesta sul Mose della procura di Venezia che aveva scoperto una corruzione dilagante intorno alla grande opera lagunare.
Lo storico Presidente del Veneto, 15 anni di governo e la corona di Doge, berlusconiano di ferro, era caduto ed era rimasto nudo. Scese a patti con la giustizia ma perse tutto. Compresa villa Rodella, il suo quartier generale, simbolo di un’epoca che ha visto i potenti d’Italia ritrovarsi qui a Cinto, in quest’angolo profondo dei Colli Euganei. Oggi la villa (750 metri quadri di fabbricato e 2mila di scoperto) è di proprietà del Demanio ed è gestita da un ente non profit, Essenziale, che fa il controcanto misurato e sociale ai lussi del passato e vuole trasformare il luogo in un laboratorio culturale di prossima apertura.
A distanza di tanti anni Galan è tornato a rivederla, finendo per preoccupare i responsabili di Essenziale: «Ci sembra inopportuno». Ma lui non è più il «Colosso di Godi», ora vive in solitudine fra i boschi dei monti Berici, l’imponenza di un tempo si è dissolta, la furia è diventata rassegnazione e anche il passo sembra incerto. Ma il disincanto e la schiettezza no, quelle sono sempre le stesse. Anzi, ora che non ha nulla da perdere, volano. Siamo con lui su un terrapieno che domina la villa e sembra in vena di confidenze.
Nostalgia?
«Le vedi quelle finestre al piano superiore sotto il triangolo, quella era la nostra camera da letto. A destra, nella barchessa, avevamo fatto un bed & breakfast con sette stanze. L’attività doveva partire quando smettevo con la politica e invece ho smesso e l’ho perso. Ci hanno dormito solo due persone: Berlusconi e il mio amico Cipriani di Alibaba. Il Cavaliere atterrava con l’elicottero lì in giardino e chiedeva sempre una camera per cambiarsi. E in elicottero arrivavano anche don Verzè e Mario Cal del San Raffaele. Ricordo un loro incontro in villa con l’ex ministro della Sanità che invece era venuto in macchina per non farsi vedere. Volevano aprire un ospedale dei loro a Verona, mi sono opposto. Nostalgia? No, nessuna, perché la verità è che non ho mai amato villa Rodella».
Il motivo?
«Troppo grande. Io avrei voluto una casa di campagna o una sul Sile come quella di Red Canzian e invece l’ho presa sul Bisato dove ci sono solo le nutrie, simpatiche eh, gli davo anche da mangiare, ma non è la stessa cosa. L’ho fatto per mia moglie Sandra che da bambina abitava a 500 metri di distanza e veniva sempre a giocare qui, quando la proprietà era dei conti Pasqualigo-Rodella. Poi loro hanno venduto e io l’ho comprata da un medico condotto di Gela che faceva anche il dentista. Mi ha fatto un buon prezzo, 1 milione 180 mila euro credo, ma a dire il vero non ho mai capito bene quanto l’ho pagata. Perché c’era di mezzo anche un intermediario, che era un sindaco di qua e ha voluto anche lui la sua percentuale…».
La ristrutturazione è entrata a pieno titolo nell’inchiesta per corruzione. Piergiorgio Baita della Mantovani che stava realizzando il Mose sostiene che hanno pagato tutto loro, un milione di euro
«Mi sembra che Baita la spari un po’ grossa ma può anche essere, mica voglio fare il verginello».
Lei comunque non ha tirato fuori un euro, giusto?
«Giusto».
E in cambio di cosa la Mantovani le ha fatto il favore?
«Baita ha incaricato dei lavori piccole ditte promettendo dei subappalti nel Mose. E poi Mantovani era il gruppo con cui avevamo i migliori rapporti… Cambiando discorso: sai quanto costava di mantenimento? 5.100 euro al mese, compresa la cameriera. All’epoca potevo permettermeli perché ne guadagnavo 15mila. Poi ci sarebbero state le spese di giardinaggio ma del parco mi occupavo io con l’aiuto di un mio autista. Mi piace curare il verde».
Galan si avvicina alle piante: «Vedo che hanno tolto il roseto, ma perché? Erano 800 rose, straordinarie… Il cedro del Libano è sempre bello, guarda che foglie… la magnolia è invece rimasta brutta. Quello è un corbezzolo, pianta tipica dei colli… Anche i tassi sono belli e sono pure vincolati. Fermi tutti, lì hanno tolto il melograno più bello che ho mai visto…».
Tornerebbe in questa villa?
«No, non mi piace e non ho un quattrino. Ora non mi posso permettere proprio nulla, neppure una pizza. Io vivo con gli aiuti di mio fratello e di chi mi presta i soldi perché qualsiasi entrata mi viene trattenuta fino a che non ho saldato il risarcimento che devo allo Stato».
La Corte dei conti ha stabilito cinque milioni di euro, quanti gliene mancano da pagare?
«Ma non lo so, non seguo, sono una montagna di soldi perché ci sono pure gli interessi».
A 69 anni non ha una pensione?
«Non ce l’ho e non aggiungo altro. Avrei un vitalizio di 3.825 euro netti ma mi vengono presi interamente. C’è una causa in corso su questo, noi diciamo che essendo l’unica fonte di reddito è assimilabile a una pensione e quindi lo Stato dovrebbe pignorare solo il quinto. La causa è stata rinviata a ottobre del 2026. buonanotte… Meglio se parliamo di questa villa va. Guarda il canale qui dietro, il Bisato, pensa che quando ci siamo sposati c’erano i sommozzatori… per Berlusconi. Quel giorno aveva un servizio di sicurezza coi fiocchi: un agente è finito in camera di mia moglie mentre si stava spogliando per mettersi il vestito da sposa. Un altro ha beccato uno che non era stato invitato e a momenti non lo butta nel Bisato. E’ stata una bella festa, colorata. Il bouquet lanciato da Sandra (Galan e la moglie non stanno più insieme, lei se n’è andata e lui ha una compagna che vive altrove, ndr) l’ha preso la Titti di Brunetta e, pensa, si sono sposati dopo due anni. Però Brunetta mi ha un po’ deluso».
Perché?
«Non si è fatto più vedere. O meglio, è venuto una sola volta. Sai quando? Quando ho detto a tutti, dopo aver capito l’aria che tirava con l’inchiesta che stavo per rompermi le scatole. A quel punto è venuto a trovarmi, ha tirato fuori 50 euro e li ha dati a mia figlia che aveva 7 anni per comprarsi qualcosa alla fiera cavalli. Oh, mica mi ha chiesto nulla, sia chiaro, ma Brunetta che tira fuori 50 euro, non so se capisci l’enormità».
Non c’era solo Brunetta a quel matrimonio del giugno 2009: Berlusconi e Dell’Utri testimoni, poi Elisabetta Casellati, Denis Verdini e decine di altri politici e molti imprenditori, fra cui Pietro Marzotto, Ennio Doris, Bepi Stefanel, Enrico Marchi. C’era pure Pozzetto. Chi le è rimasto amico?
«Pochissimi: Dell’Utri che vedo spesso, Stefanel e Marchi. Il partito aveva fatto partire l’ordine di non parlarmi. Dopo l’arresto solo Alberto Giorgetti e la Santanché se ne sono fottuti. La Santanché è venuta anche in carcere a trovarmi. I detenuti si sono messi a fischiettare. E quando se n’è andata mi hanno fatto i complimenti: bravo Giancarlo, bella donna!! Ma gli altri colleghi politici hanno battuto tutti in ritirata. C’era gente che, tipo la Casellati, mi faceva gli auguri anche a Ferragosto. Sparita».
Cosa le manca di quel mondo, il potere, le feste, le donne, il prosecco?
«Nulla, tranne il benessere economico e alcuni incontri con personaggi di spessore. Con le donne ora farei solo brutte figure. Per il resto era tutto molto finto».
Come vede la nuova vita di villa Rodella?
«Faccio gli auguri a questi bravi ragazzi e spero che la villa torni a rifiorire. Certo che lo Stato ha fatto un ottimo investimento affittando una villa del genere a 50 euro al mese visto quel che costa di mantenimento».
Lo scopo è sociale, ci saranno anche studenti…
«Ma cosa vengono a fare in una villa dove non c’è nulla? Contrariamente a quello che dicono è del ‘700, non del ‘500, non ha stucchi, non ci sono vincoli storico-artistici. Fra Padova e Vicenza ce ne sono molte di più belle anche dal punto di vista architettonico. Boh».
La visita è finita, Galan risale in auto: «Questa è la Lexus che mi ha dato mio fratello. Ai tempi d’oro avevo una Land Rover, regalo di mia moglie, che però ho distrutto».
Incidente?
«C’era stata una serata nella zona dell’Amarone, diciamo che al rientro non ero proprio lucido e ho tirato dritto a una rotonda. In quel periodo bevevo parecchio. E invece Berlusconi mi aveva regalato una Range Rover usata che era di un’olgettina».
Berlusconi trattava il governatore come un’olgettina?
«Magari, a lei dava 2.500 euro al mese… beh, quella era di serie A».
Sì, è sempre lui.
27 ottobre 2025
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