Un successo accolto con grande soddisfazione dal ministro dell’Interno, Laurent Nuñez, ma addirittura con rabbia dalla procuratrice. Laure Beccuau avrebbe voluto attendere prima di diffondere la notizia degli arresti dei due primi componenti della banda del Louvre.
Dopo una settimana sui carboni ardenti, giornate di esami, confronti e pedinamenti, la magistrata dai capelli rossi, diventata un personaggio in questa settimana, puntava al colpo grosso: voleva prendere tutta la banda, con la preziosa refurtiva. Un obiettivo che la diffusione della notizia dei primi due fermi rischia di rendere più difficile, se non di compromettere. Con gli altri due complici che ora potranno modificare i loro progetti di fuga e di protezione della refurtiva.
Le parole della procuratrice sono suonate come una doccia fredda, una brusca frenata nella domenica del riscatto alla fine di una settimana nel mirino di critiche e ironie di tutto il mondo: “Condanno in modo deciso la frettolosa divulgazione di questi elementi da parte di persone informate, senza alcuna considerazione per l’inchiesta – ha lamentato la Beccuau – queste rivelazioni non possono che risultare dannose per gli sforzi di investigazione del centinaio di inquirenti che abbiamo mobilitato. Sia nella ricerca di tutti i colpevoli, sia in quella dei gioielli rubati”.
Inutile chiederle precisazioni o novità: “È troppo presto per fornire qualsiasi precisazione, parlerò di ulteriori elementi al termine di questa fase di fermi”, cioè fra 96 ore. A meno che elementi ancora più importanti, e quindi definitivi – gli altri due ladri ancora a piede libero e con il bottino – non vengano raggiunti.
Secondo quanto trapelato nei giorni scorsi dalle parole di diverse fonti vicine agli inquirenti, ma anche dal personale del museo, i due fermati di oggi – ma con ogni probabilità anche l’altra coppia di complici – erano stati individuati fin da mercoledì. Gli inquirenti – coordinati dalla Beccuau – non li perdevano di vista, di loro sapevano già tutto. Ma aspettavano un contatto con gli altri due, quelli spariti con i gioielli, per cogliere sul fatto tutta la banda. E invece, i due si sono mossi prima di quanto prevedesse la polizia per fuggire all’estero.
A quel punto, la procuratrice ha dovuto dare luce verde agli inquirenti per uscire allo scoperto. Non in una casa o in un rifugio lontano da occhi indiscreti, ma di sabato sera nel principale aeroporto francese. Il muro di silenzio eretto attorno all’arresto dei due ha retto soltanto per qualche ora, fino a questa mattina.
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