Le offerte milionarie dei gruppi immobiliari, un paradiso incontaminato che deve essere preservato, la lunga battaglia legale per salvare una terra: la sua. La storia del pastore sardo Ovidio Marras nel film d’apertura della Festa del Cinema di Roma 2025
Un pastore che ha rifiutato 12 milioni di euro pur di preservare e salvare la sua terra: una Sardegna selvaggia e autentica, lontana da quella che si è abituati a vedere durante i mesi di villeggiatura. Lui è Ovidio Marras e la sua storia ha ispirato la sinossi del film di apertura della Festa del Cinema di Roma La vita va così di Riccardo Milani (VIDEO). Un omaggio ad un uomo e ad una terra che Marras si è proposto di difendere a tutti i costi andando contro colossi dell’industria mondiali. Una vera lotta di Davide contro Golia.
Capo Malfatano: un paradiso sotto assedio
La terra di Marras si trovava nella zona di Capo Malfatano, un angolo di paradiso dove sorgono alcune delle spiagge più belle d’Italia e del mondo, come quella di Tuerredda. Nato e vissuto a Teulada, nell’estremità sudoccidentale della Sardegna, Ovidio si oppose fermamente al progetto di costruire un resort di lusso con ville, piscine e campi da golf. Per lui, quella terra non era solo la sua proprietà: era identità, storia, era comunità. Così quando la società Sitas arrivò a offrirgli fino a 12 milioni di euro per lasciare libero l’appezzamento, Ovidio rifiutò senza esitare neppure un secondo. Il suo motto è rimasto lo stesso, sempre: “No ai soldi, sì alla mia natura”. Marras si è spento nel gennaio 2024, all’età di 93 anni, restando fedele fino all’ultimo ai propri ideali.

Una veduta di Capo Malfatano e Porto Malfatano, Teulada (CA) in Sardegna – ©Getty
Una strada, un simbolo di resistenza
Oltre al terreno e alla casa, Marras possedeva anche una piccola strada privata che usava sin da bambino per andare in paese e portare al pascolo il bestiame. Fu proprio lì che iniziò la contesa: gli operai iniziarono a costruire sul suo sentiero, distruggendo ulivi secolari. Mentre gli altri cedevano i loro terreni a peso d’oro, Ovidio decise di resistere e di ricorrere alla giustizia. Quel gesto, semplice e ostinato, divenne il simbolo della sua battaglia.
La lunga battaglia legale
Tutto ebbe inizio nel 2009, quando venne presentato un piano per costruire 140 mila metri cubi di cemento destinati a un “eco resort” di lusso. Quando la strada di fronte al suo terreno fu deviata per favorire i lavori, Marras capì che qualcosa non andava. Decise di agire subito, nonostante i lunghi tempi della burocrazia. Dopo anni di ricorsi, nel 2016 vinse in Cassazione, fermando l’edificazione e ottenendo la demolizione delle strutture che (dopo tutti quegli anni) erano già state innalzate.
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Il sostegno degli ambientalisti e le divisioni nella comunità
La lotta di Ovidio è durata oltre sedici anni, sostenuta da molte associazioni ambientaliste, tra cui Italia Nostra e finita sulle pagine dei più importanti quotidiani, persino sul New York Times. Ma non tutti erano dalla sua parte: anche nel suo stesso paese nacque un comitato “Pro Sitas”, convinto che il resort avrebbe portato sviluppo economico, nuovi posti di lavoro e turismo. Per alcuni, il progresso, i posti di lavoro creati, il lusso contavano più della tutela dell’ambiente. Per Ovidio era l’esatto contrario.
La vita va così: il film e il messaggio di Riccardo Milani
Il film di Riccardo Milani ricalca fedelmente la storia di Marras: la sua determinazione, gli ostacoli, i sostenitori e le offerte milionarie rifiutate. “Dividere una comunità è una strategia vincente per esercitare il potere”, ha dichiarato il regista, riflettendo poi sul messaggio della pellicola: “Credo che si possa e si debba creare sviluppo rispettando il territorio, perché il sogno del lavoro e la difesa dell’identità dovrebbero sempre trovare un equilibrio. Depredare e deturpare l’ambiente ne diminuisce sempre il valore. Ovidio, con la sua semplicità e il suo rigore morale, ci dà una lezione di etica e dignità: non tutto si può comprare. Oggi più che mai, in un mondo dove tutto sembra piegarsi al profitto, è importante parlare di radici, valori e senso di appartenenza. L’identità dei luoghi va custodita: bisogna avere il coraggio di dire no.”
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