di
Nicolò Franceschin
Lo scorso anno era stato chiamato in Next Gen dopo l’esonero di Montero, riuscendo a risollevare la squadra e portarla ai playoff. Nel suo passato ci sono Bastoni, Huijsen e Yildiz. Ecco la storia del sostituto di Tudor
Tre sconfitte consecutive e una vittoria che manca dallo scorso 13 settembre: la Juventus ha deciso di cambiare. Sulla panchina bianconera non ci sarà più Igor Tudor. A sostituirlo, almeno per la partita contro l’Udinese di mercoledì 29 ottobre, ci sarà Massimo Brambilla, allenatore della Next Gen. Con ogni probabilità sarà una scelta solo momentanea, con il club che è già alla ricerca del profilo migliore per ripartire, ma il tecnico ha già dimostrato lo scorso anno di saper rianimare le sorti di una squadra e di una stagione. La situazione era simile. Talmente simile da sembrare un déjà-vu. Basta fare un passo indietro, allo scorso novembre per la precisione. A guidare la seconda squadra bianconera c’è Paolo Montero, scelto per sostituire proprio Massimo Brambilla. I risultati, però, sono negativi. Una sola vittoria nelle prime 15 partite e piena zona retrocessione. La società decide di cambiare, richiamando l’ex allenatore, che da poche settimane si era separato dal Foggia. Un anno dopo Brambilla si trova a dover prendere il posto di un altro ex giocatore bianconero. Questa volta, però, la panchina sarà quella della prima squadra.
Uomo d’azienda
Massimo Brambilla, nel tempo, si è rivelato essere il profilo ideale per un progetto come quello delle seconde squadre in cui i singoli interessi della squadra si intrecciano in modo indissolubile con quelli dell’intero club. Relazione con la prima squadra, risultati da ottenere, talenti da far emergere, gestore, insegnante e portatore dei valori della società. L’allenatore ha saputo rispondere a ognuno di questi dettami. Un uomo d’azienda inserito in modo del tutto coerente nell’ambiente. E a dimostrarlo sono stati anche i risultati con la finale di Coppa Italia (persa poi con il Vicenza) e i quarti di finale dei playoff raggiunti, miglior risultato nella storia della Next Gen. Ma, soprattutto, c’è il lavoro della scorsa stagione. Una squadra in piena crisi e a rischio retrocessione portata al nono posto e a giocarsi, una volta ancora, i playoff.
I talenti scoperti
Chi lo conosce lo descrive come un grande lavoratore. Un uomo che passa le sue giornate a Vinovo per studiare e aggiornarsi. Dopo la sua carriera da giocatore, la sua gavetta da allenatore è stata lunga. Prima le giovanili con Pergocrema e Novara, poi i sette anni all’Atalanta. Anni importanti quelli in nerazzurro, fatti di crescita e campionati vinti. Da Bergamo a Torino una cosa non è cambiata: la capacità di scoprire e lanciare talenti. Kulusevski, Bastoni e Carnesecchi con la Dea, Huijsen, Yildiz, Iling, Mbangula e Barrenechea su tutti a Torino. Di questi ritroverà il fantasista turco. La rinascita della Juve passerà anche da lui. «Che con il lavoro avremmo superato le difficoltà. C’era un po’ di sfiducia, poca autostima, come può capire, in giovani che non si erano mai trovati in un contesto del genere, quello di dover lottare per salvarti. Allora, bisogna cambiare la testa», la frase detta ai suoi ragazzi il giorno del suo arrivo, come rivelato in un’intervista a Il Corriere della Sera. La missione, seppur più breve, è la stessa. Chissà che non riutilizzi quelle stesse parole.
27 ottobre 2025 ( modifica il 27 ottobre 2025 | 14:31)
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