“Più pace e sicurezza per una civile convivenza”. è questa la richiesta che arriva dalla comunità bengalese che, nel pomeriggio del 27 ottobre, è scesa in strada a Don Bosco.
Il corteo dei cittadini bengalesi
I cittadini del Bangladesh si sono dati appuntamento nel popoloso quartiere perché è lì che, meno di dieci giorni prima, è stato ferito un loro concittadino di 47 anni. La comunità asiatica ha quindi deciso di lanciare un messaggio e, abbracciando tante bandiere tricolore, striscioni e cartelli, si è mossa tra le strade di Don Bosco, rivendicando il diritto ad una convivenza serena.
“Noi lavoratori e cittadini siamo qui per manifestare contro quello che sta succedendo nel quartiere” è stato spiegato da chi, megafono alla mano, ha provato a riassumere cos’è accaduto dieci giorni prima in via Flavio Stilicone. “Un commerciante è stato aggredito. Con fare prepotente, volevano prendersi le birre che vendeva ed è così finito in ospedale, dove sta da oltre una settimana”. L’episodio descritto, avvenuto il 17 ottobre, ha avuto un’importante risonanza mediatica.
La richiesta di una convivenza civile
“Noi siamo contro la violenza, siamo scesi in piazza per rivendicare il nostro dissenso verso questi criminali e chiediamo giustizia” è stato rimarcato, più volte, da chi imbracciava il megafono. Una richiesta di sicurezza che fa eco alle proteste degli abitanti di Don Bosco, preoccupati per l’escalation di risse e ferimenti che stanno interessando il quartiere e non risparmia neppure via Flavio Stilicone, strada riqualificata per diventare il “salotto buono” del quartiere. Cosa fare?
“Vogliamo tutti vivere in pace, per riuscirci serve che l’amministrazione locale faccia la propria parte – ha commentato Nure Alam Siddique detto ‘Bachcu’, un punto di riferimento per la comunità bengalese – quello che occorre è che chi amministra il territorio convochi, ogni tanto, i rappresentanti delle varie comunità perché è quella la strada da seguire per garantire a tutti una convivenza civile” ha suggerito il cittadino bengalese. Una proposta che, declinato in questo modo, è indirizzata più alla politica che alla prefettura.