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Non poteva esserci festa dei cinquant’anni peggiore. Nulla che non fosse stato ampiamente pronosticato, sia chiaro, ma la messa in opera di questa “Domenica In”, l’ennesima targata Mara Venier, ha rispettato in pieno i timori degli spettatori, che magari speravano di essere sorpresi e smentiti.
A luglio avevamo evocato il ‘gattopardismo’, ovvero la tendenza del programma ad annunciare mille rivoluzioni per poi ritrovarsi sempre uguale a se stesso. E così è stato anche quest’anno. La stagione 2025-2026 è esattamente come le passate: tutto gira attorno alla ‘regina della domenica’, unica grande stella lucente che splende in un sistema solare dove altri piccoli pianetini le ruotano attorno.
Mara Venier e i “pianetini” intorno
I pianetini, in questo senso, sono Teo Mammucari, Enzo Miccio e Tommaso Cerno, che vanno a formare una squadra che, di fatto, squadra non è. Mara gioca da sola, passa raramente la palla e, le poche volte che lo fa, pretende di riaverla rapidamente indietro.
La definiscono una “Domenica In” corale. In realtà basterebbe conteggiare i minuti in onda dei singoli protagonisti per smontare tale tesi. La Venier domina nel blocco dedicato a “Ballando con le stelle” e nelle interviste one-to-one dove appare ovviamente in solitaria.
Cerno si intravede quando è necessario un supporto giornalistico, rimanendo però un passo indietro. Eppure, dei tre è quello più fortunato. Miccio, infatti, col suo angolo dedicato alla moda e al costume, si scorge a ridosso dei titoli di coda. Il suo intervento è sempre frettoloso, distratto e spesso disturbato. Caos che ritroviamo nel segmento di Mammucari, il più inquieto della banda, in quanto ancora orfano di una collocazione precisa e definita.
“Domenica In” è il Gattopardo della tv italiana
Partito col gioco telefonico del ‘Tabellone’, terminato in caciara già all’esordio, Mammucari è successivamente passato a delle sconclusionate chiamate da casa senza il benché minimo orientamento. E’ stata poi la volta di ‘giochiamo con Teo’, dove lo scompiglio ha preso il sopravvento sul resto. Una parentesi ulteriormente archiviata e che la passata domenica è stata sostituita da “La cassaforte”, da aprire mediante l’individuazione del giusto codice di quattro cifre.
Una difficoltà inversamente proporzionale alla banalità originaria del ‘tabellone’, che colloca Mammucari in un eterno limbo, generato dal totale disimpegno autoriale. Un peccato, perché l’ex volto di “Libero”- che trova il meritato riscatto ne “Lo spaesato” – avrebbe potuto primeggiare in un contesto davvero rinnovato e collaudato. Al contrario, soffre il disordine e l’assoluta assenza di orientamento, che rendono questa “Domenica In” la peggiore degli ultimi decenni.
La strada da percorrere era un’altra
Che in estate la strada da percorrere dovesse essere un’altra l’ha candidamente ammesso Gabriele Corsi al Festival dello Spettacolo: “La realtà è molto semplice, c’era un progetto che mi entusiasmava e come a volte accade è cambiato. Sono state fatte altre scelte e l’idea di fare uno spezzone di programma con il gioco mi sembrava poco efficace”.
Da quanto risulta, la volontà del componente del Trio Medusa era quella di mettere in piedi una parte di trasmissione in autonomia. Una sorta di tavolata, dove invitare amici e personaggi che potessero generare spettacolo e confronti ironici. Volontà evidentemente soffocata in culla che ha lasciato il campo alle soluzioni che tutti conosciamo e alle quali Corsi si è opposto.
Nessuno può dire come sarebbe andata e che tipo di show sarebbe venuto su. Certo è che sarebbe stata l’unica opzione innovativa all’interno di un contenitore sgualcito e appesantito, che il mezzo secolo di storia portato sulle spalle non si meritava affatto.