Il team manager della Pramac Gino Borsoi ha espresso molti concetti interessanti nell’intervista fiume concessa alla testata tedesca speedweek.com. Non ha parlato solo del bilancio preliminare della collaborazione con Yamaha o dello stato del motociclismo italiano rapportato a quello spagnolo, ma ha effettuato anche una riflessione sull’approccio mentale dei piloti.
Il veneto ha sottolineato l’importanza di avere una formazione agonistica impostata sin dall’infanzia sulla corretta mentalità per diventare vincenti. Al riguardo, ha voluto sottolineare quanto sia diventato cruciale gestire un aspetto evidentemente sottovalutato da tanti, quello del rapporto con il pubblico tramite i social network.
“I piloti di oggi sono molto diversi rispetto a quelli della mia generazione. Un cambiamento dovuto alla nascita dei Social Network. Mi rendo conto siano diventati parte del lavoro di un centauro, ma si è raggiunto un livello per il quale, talvolta, i social media compromettono definitivamente la concentrazione. Non parlo solo del weekend di gara, ma di un’intera stagione.
Il punto è che alcuni piloti sono concentrati soprattutto su di essi. Danno troppa attenzione ai commenti sotto i loro post, sono esageratamente focalizzati sul materiale da postare allo scopo di ottenere i “mi piace”. Questo è un problema. Ed è un problema che non esisteva in passato. Certo, c’era la televisione, ma facevi qualche intervista e lì ti fermavi. Dopodiché, potevi concentrarti sul lavoro da svolgere in pista.
Adesso, invece, passa il messaggio che non basta essere veloci in moto. Si debba esserlo anche sui Social Network. Se non si è abili nella gestione dei profili Social, allora “non ci si vende”. E se non “ti vendi”, allora non hai alcun interesse per gli sponsor. Proprio per questo gestire i social network è diventato complesso, un pilota ha bisogno di professionisti capaci di guidarlo.
Voglio dire, ci sono ragazzi che hanno bisogno di persone che dicano loro quando prendere in mano lo smartphone e dedicarsi ai Social e quando, invece, dimenticarseli per fare i piloti. Mi rendo conto che i social sono fondamentali per la visibilità, come ho detto sono indispensabili per attirare gli sponsor, però io noto due tipi di piloti in pit-lane.
C’è chi sta vivendo un sogno d’infanzia, quello di correre in MotoGP. Non per questo dimentica i Social Media, ma ha l’approccio di chi vuole emergere agonisticamente. Al contrario, ce ne sono tanti altri che mi sembrano gironzolare per il paddock e il cui unico scopo sia quello di farsi foto da mettere sui Social per poter dire di essere arrivati a correre nel Motomondiale”.