di
Andrea Rinaldi

Il ceo Andrea Orcel difende la strategia della banca: «Chi ostacola fusioni e acquisizioni ha una scarsa conoscenza delle banche». Le azioni Amundi crollano

Unicredit sta rapidamente riducendo l’ammontare delle masse dei clienti che investe tramite Amundi e vuole ridurre il livello quasi a zero in meno di due anni gettando ulteriori dubbi su un accordo che scadrà a luglio 2027. Il gruppo di Piazza Gae Aulenti – secondo Bloomberg – sta annullando l’attività con il gestore francese di proprietà di Crédit Agricole anche se ciò comporta penali di rescissione. Le azioni di Amundi sono crollate del 6,4%, quelle della Banque Verte dell’1,6%. La rivelazione arriva proprio nel momento in cui il ceo Andrea Orcel attacca a testa bassa il governo italiano e tedesco dal palco del Made in Italy Summit, evento digitale organizzato da Il Sole 24 Ore, Financial Times e Sky Tg24, sostenendo che chi ostacola fusioni e acquisizioni – a differenza di quello che è successo nella fusione con Alpha Bank in Grecia – lo fa per scarsa conoscenza delle banche.

Risparmio francese, da Amundi a Bnp?

Unicredit – in base a quanto ricostruito dall’agenzia americana- ritiene che la mossa comporti comunque un onere minore rispetto alle commissioni addebitate in base all’accordo attuale. No comment da entrambi gli attori in causa. Amundi gestisce circa 69 miliardi di euro di asset per UniCredit in Italia, su un totale di 200 miliardi di euro che ha nel Paese, secondo quanto riportato dall’ad Valérie Baudson nella conferenza stampa sulla trimestrale. I due gruppi hanno una partnership commerciale da quando Unicredit ha venduto la sua unità di fondi Pioneer alla società di gestione patrimoniale francese quasi dieci anni fa. Tuttavia, il rinnovo dell’accordo, che scadrà nel luglio 2027, è sempre più in dubbio da quando la banca italiana ha tentato senza successo di acquistare Banco Bpm, che ha come principale azionista la Banque Verte (20%), controllante a sua volta di Amundi. La banca italiana non ha ancora rivelato chi subentrerà, ma Bnp Paribas potrebbe farsi avanti. «Naturalmente, siamo aperti a qualsiasi tipo di partnership con qualsiasi tipo di piattaforma, banca commerciale, banca privata… che necessiti di asset di alta qualità e di gestione patrimoniale», ha dichiarato il ceo di Bnp Paribas, Jean-Laurent Bonnafe agli analisti durante una conferenza telefonica, quando gli è stato chiesto dell’interesse di Bnp a proporre la propria candidatura a UniCredit. «È normale. Hanno ricostruito internamente alcune capacità nella gestione patrimoniale, ma sicuramente ci sarà spazio per nuovi partner». La banca francese tra l’altro ha costruito un derivato del 5% circa in Generali dove UniCredit ha annunciato di avere un’esposizione sotto al 2%, ma diritti di voto sopra al 5%.



















































Cosa cambia per i risparmiatori italiani

Intanto al posto dei fondi Amundi i consulenti Unicredit consiglieranno i prodotto OneMarkets Fund, la piattaforma creata dalla banca a fine 2022 con 40 fondi di investimento e masse per 22 miliardi di euro, che fa capo a Structured Invest, una società di gestione lussemburghese, controllata al 100% da UniCredit International Bank.
Quando  Orcel ha assunto il suo incarico nel 2021, Amundi gestiva circa l’80% dei suoi asset di investimento. Da allora tale quota è scesa a circa il 60%.

Cosa si muove a Milano

Bloomberg riporta che l’incertezza ha già spinto diversi dipendenti di Amundi, di stanza a Milano, a passare a UniCredit. Un piccolo gruppo  dovrebbe entrare a far parte della seconda banca italiana entro la fine dell’anno e altri potrebbero seguire. Tra l’altro la decisione di Orcel era nell’aria, già prima dell’estate nella sede milanese dell’asset manager francese – secondo indiscrezioni raccolte dal Corriere della Sera – si dava per perso l’accordo di distribuzione con Unicredit. E martedì scorso Amundi aveva messo in dubbio il futuro della partnership affermando che la sua prossima strategia per i prossimi anni, che sarà resa nota il mese prossimo, rifletterà la possibilità che il contratto non venga rinnovato. «In uno scenario sfavorevole, riteniamo che la maggior parte dei nostri asset derivanti dall’accordo con UniCredit in Italia potrebbero uscire tra due anni, a partire dal 2027», aveva detto Nicolas Calcoen, vice amministratore delegato di Amundi, durante una conference call con gli analisti. Piazza Gae Aulenti, dal canto suo, ha rivisto i contratti di outsourcing per servizi quali custodia, pagamenti, gestione patrimoniale e assicurazioni. L’obiettivo è ridurre i costi e migliorare i servizi.

Meglio in Grecia

Orcel è stato invece più chiaro sulle strategie passate e a breve termine. Quello che Unicredit ha fatto in Grecia con Alpha «noi lo dovremmo poter fare in Italia e in Italia non ci riusciamo, per tutta una serie di ragioni. Lo potremmo fare in Germania e in Germania non ci riusciamo, per un’altra serie di ragioni. Ma molte volte si fa leva su una scarsa conoscenza di come funzionano le banche per arrivare a delle conclusioni che sono errate», ha detto il banchiere. «Per chi è un tecnico di questo settore, saprà benissimo – sottolinea il ceo di Unicredit – che quello che riduce la possibilità di credito è il rischio di concentrazione, sono bilanci deboli, la mancanza di capitale. E più è grande la banca, meno ha concentrazione, più ha un bilancio forte, più ha capitale». «Se noi vediamo un esempio vicino a noi, la Grecia, loro – evidenzia Orcel – vedono il nostro investimento in Alpha come un qualcosa di positivo perché è un investimento nel loro Paese». Ma anche «perché apriamo a tutte le imprese di quel paese 13 mercati in Europa a zero costo». E inoltre «perché portiamo l’innovazione di una banca delle nostre dimensioni nel loro mercato e, quindi, perché permettiamo ad Alpha di poter prendere molto più credito nei confronti della sua industria grazie al bilancio che noi gli portiamo dentro», conclude. 

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28 ottobre 2025 ( modifica il 28 ottobre 2025 | 18:33)