Ecco un sunto delle parole del maiorchino, ritiratosi dalle corse alla fine del 2019 dopo diciotto stagioni di moto, cinque titoli mondiali e 68 vittorie in tre classi. Il giudizio sugli altri piloti appare sempre equilibrato e amichevole. Pecco Bagnaia mi assomiglia, ha dichiarato tra le altre cose.

“Bagnaia mi piace perché non molla. Mi piace e lo difendo, perché è un po’ come me. Lui è pilota un perfettino, ha bisogno che tutto sia in ordine, ha bisogno che la moto sia molto stabile e abbia molta precisione davanti. Quindi se lui non trova questo questa sensazioni soffre di più che uno Stoner o un Marquez”.

E Marc Marquez?

Lui è un talento della natura, anche fisicamente molto forte. Grande fisico, grandi riflessi, bravissimo nello staccare, stacca tardissimo nelle curve a sinistra, usa poco il freno. Il suo punto debole è quello che lo ha fatto diventare così forte: non ha paura. Certe volte ha troppa ambizione e nel passato ha fatto errori che gli sono costati gravi infortuni a causa di quella ambizione di vincere sempre.

Anche Casey Stoner era talento puro.

Lui era quello con più istinto, più talento, capiva subito i limiti della pista. Se le gare si fossero fatte senza prove libere le avrebbe vinte tutte. Capiva sempre il limite in ogni situazione, in ogni circuito, lo faceva prima di tutti. Nelle prime prove libere era sempre avanti di due secondi, poi però pian piano lo riprendevamo.

Dani Pedrosa, fosse stato più grosso…

Il suo punto forte era il pickup, era estremamente sensibile e pulito, quindi in condizioni di poca pioggia o di grip precario era fortissimo. Nessun pilota di 50 kg e della sua statura ha fatto quello che ha fatto lui in MotoGP. Però era molto debole in frenata a causa della sua mancanza di forza e di statura, che non lo aiutava nelle frenate e nei cambi di direzioni. Era così piccolo, aveva le ossa deboli e quando cadeva si spaccavano.

E Valentino Rossi, che dopo anni di forti tensioni lo ha invitato pure al ranch.

All’epoca, quando eravamo piloti, c’era una tensione totale, perché eravamo iper competitivi. Eravamo due galli, due divi, molto orgogliosi, pensavamo di essere i migliori, nessuno si sentiva inferiore e quindi era difficile. Stessa moto, stessa squadra, chi vinceva era il migliore. Quando lui è andato alla Ducati la nostra relazione è migliorata, perché eravamo lontani. Oggi non posso dire che siamo amici, però abbiamo una relazione cordiale, lui mi ha invitato, per esempio, al ranch ed è stato molto divertente. Mi hanno lasciato una moto che avevano, senza allenarmi, ed è stato difficile perché è una pista lunga e complicata e se non ti alleni ogni giorno è difficile, però l’importante era divertirsi.