di
Pierluigi Panza
Il saggio di Frank Furedi, sociologo dell’Università del Kent «La guerra contro il passato»: è in atto una «crociata culturale» e morale che punta a riscrivere la memoria storica, religiosa e antropologica dell’Occidente
Un libro che anche di recente ha fatto molto discutere è il saggio di Frank Furedi, un sociologo dell’Università del Kent, nel Regno Unito, intitolato La guerra contro il passato – Cancel culture e memoria storica (Fazi Editore).
Con teorie ed esempi Furedi spiega come nella società di oggi, specie quella più giovane e digitale, sia in atto una guerra contro il passato: statue abbattute, parole bandite, libri e opere d’arte messi all’indice, programmi scolastici «decolonizzati». Sotto i vessilli della cancel culture e del politicamente corretto è in atto una «crociata culturale» e morale che punta a riscrivere la memoria storica, religiosa e antropologica dell’Occidente. Persino delle sue conquiste più alte – dalla filosofia greca all’Illuminismo, fino alle scoperte scientifiche – che vengono accusate di complicità con lo sfruttamento e l’oppressione. Ridurre la storia occidentale a un elenco di colpe è diventato un riflesso nel dibattito pubblico e accademico.
Furedi prende posizione contro la sistematica delegittimazione ideologica del passato, dei suoi simboli e dei suoi valori. E ne denuncia i rischi per la libertà intellettuale, la capacità critica, l’identità collettiva e il futuro stesso della nostra società. «L’intero retaggio storico della civiltà occidentale è stato trasformato in un campo di battaglia – scrive Furedi – e la posta in gioco in questo conflitto non potrebbe essere più alta. Perché quando si contamina il passato diventa quasi impossibile dare un senso alla vita delle persone nel presente».
Una società che perde il contatto con la propria storia smarrisce se stessa. E sprecare l’eredità del passato significa anche tradire ciò che di meglio l’umanità ha costruito.
28 ottobre 2025
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