Giovedì 6 novembre circa 60mila farmacisti e farmaciste delle farmacie private incroceranno le braccia per l’intero turno di lavoro. Si tratta del primo sciopero nazionale della categoria, proclamato da Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs dopo la rottura definitiva delle trattative sul rinnovo del Contratto collettivo nazionale di lavoro, scaduto il 31 agosto 2024.

Le richieste economiche e normative

Il confronto tra le parti è fermo da mesi. L’ultimo incontro, previsto per il 9 ottobre, è stato annullato da Federfarma, che rappresenta i titolari delle farmacie private, accusando i sindacati di “mancanza di disponibilità al dialogo” dopo l’annuncio di scioperi locali in Sardegna. Le sigle sindacali hanno risposto parlando di “muro datoriale” e di un’offerta economica insufficiente.

Il nodo centrale del confronto riguarda gli aumenti retributivi e il riconoscimento del ruolo professionale. Federfarma ha proposto un aumento di 180 euro lordi mensili, mentre i sindacati chiedono circa 360 euro e una revisione complessiva delle tutele contrattuali.

Le tre sigle sindacali sottolineano che i lavoratori delle farmacie private “meritano un contratto che riconosca professionalità e responsabilità, al pari di altre categorie del settore sanitario”. Secondo la Filcams Cgil, “non si tratta solo di retribuzione, ma di adeguare il contratto alle nuove funzioni del farmacista moderno”.

Il ruolo delle farmacie come presidio sanitario

Lo sciopero del 6 novembre, che prevede l’astensione dal lavoro per l’intero turno con apertura garantita solo nelle fasce orarie di urgenza, sarà accompagnato da manifestazioni in tutte le principali città italiane. In Italia operano circa 18mila farmacie private, con una media di 3-4 dipendenti ciascuna.

La protesta intende anche evidenziare il cambiamento della professione. Nella cosiddetta “farmacia dei servizi”, i farmacisti si occupano di prevenzione, monitoraggio dei pazienti cronici e consulenza sanitaria, attività che richiedono competenze e responsabilità crescenti rispetto al passato.

La replica di Federfarma

Federfarma respinge le accuse di immobilismo e sottolinea di aver già presentato una proposta economica “coerente con le possibilità del settore”. In una nota, l’associazione dei titolari di farmacia definisce “infondate” le accuse di sfruttamento e lamenta i “toni poco costruttivi” delle controparti sindacali.

“Le condizioni di lavoro sono già regolate da un contratto sottoscritto con le stesse organizzazioni sindacali. La minaccia di uno sciopero nazionale non favorisce la ripresa del dialogo” le parole di Federfarma. Secondo l’associazione, il margine economico delle farmacie private è limitato dall’aumento dei costi di gestione e dalle politiche di contenimento della spesa sanitaria.

Un segnale per l’intero comparto sanitario

La vertenza delle farmacie private arriva in un momento delicato per il sistema sanitario nazionale. Dopo il rinnovo del contratto per il comparto pubblico e l’apertura dei tavoli per medici e farmacisti ospedalieri, il caso dei farmacisti delle strutture private mette in evidenza una questione più ampia: come garantire dignità e stabilità al lavoro nella sanità territoriale.

Le organizzazioni sindacali ribadiscono che “non si chiedono privilegi, ma il riconoscimento di un ruolo professionale essenziale”. Secondo la Fisascat Cisl, “la farmacia è ormai un presidio sanitario di prossimità, con compiti che spaziano dalla distribuzione dei farmaci alla consulenza clinica”. Per questo il contratto deve riflettere la realtà del lavoro di oggi.