La luce, il silenzio e il tempo: sono le tre dimensioni che hanno costruito l’universo poetico di Mimmo Jodice, maestro assoluto della fotografia italiana. Si è spento a 91 anni, lasciando un patrimonio immenso di immagini che hanno saputo fermare l’anima dei luoghi e la profondità dello sguardo umano.

Proprio Udine ospita la sua ultima grande mostra, “L’enigma della luce”, allestita nelle sale del Castello: un percorso che oggi assume un valore ancora più profondo. Inaugurata ad aprile alla presenza della figlia Barbara, l’esposizione rappresenta una delle ultime grandi celebrazioni del fotografo partenopeo e conferma il ruolo della città friulana come centro vitale della cultura visiva contemporanea.

Udine dedica una mostra alla straordinaria opera di uno dei maestri più influenti della fotografia italiana

Curata da Silvia Bianco, Roberto Koch e Alessandra Mauro, in collaborazione con la famiglia Jodice, la rassegna propone un viaggio immersivo nella poetica dell’artista: un dialogo tra luce e tempo, tra visione e silenzio. “Udine – aveva sottolineato l’assessore alla Cultura Federico Pirone – può essere crocevia di riflessione sull’immagine e sul rapporto tra uomo e paesaggio urbano. Con Jodice abbiamo restituito al Castello un ruolo da protagonista nel panorama culturale nazionale”. La mostra, visitabile fino al 4 novembre, continua ad attirare centinaia di visitatori e oggi si trasforma nel modo più autentico per salutare un grande maestro dell’immagine e del pensiero.

 

In mostra in castello “l’enigma della luce” di Mimmo JodiceUna carriera lunga sessant’anni

Nato nel 1934 nel rione Sanità di Napoli, Mimmo Jodice è stato uno dei protagonisti assoluti della fotografia italiana e internazionale. Negli anni Sessanta si è imposto per le sue sperimentazioni d’avanguardia e le collaborazioni con artisti come Andy Warhol, Sol LeWitt, Michelangelo Pistoletto e Jannis Kounellis. Dal 1970 al 1994 ha insegnato fotografia all’Accademia di Belle Arti di Napoli, formando generazioni di nuovi autori. Le sue opere sono state esposte in musei di tutto il mondo: dal Philadelphia Museum of Art alla Maison Européenne de la Photographie di Parigi, fino al Louvre nel 2011. Nel 2003 è stato il primo fotografo a ricevere il Premio Antonio Feltrinelli dell’Accademia dei Lincei, seguito nel 2006 dalla laurea honoris causa in Architettura dell’Università Federico II di Napoli. Nel 2011 è stato nominato Chevalier de l’Ordre des Arts et des Lettres dal Ministero della Cultura francese. Solo pochi giorni fa, alla Festa del Cinema di Roma, è stato presentato Oltre il confine, il film di Matteo Parisini che lo ritrae al lavoro accanto al figlio Francesco. Sulla sua vita resta anche il documentario di Mario Martone Un ritratto in movimento, testimonianza di un artista che ha trasformato la fotografia in una filosofia dello sguardo.

L’ultimo saluto a Napoli

Come riportato su NapoliToday, la camera ardente sarà allestita giovedì 30 ottobre, dalle 12 alle 16.30, al Maschio Angioino di Napoli, luogo simbolico per l’artista e scenario della sua mostra “Napoli Metafisica”. La famiglia e il sindaco Gaetano Manfredi hanno scelto questo spazio per rendere omaggio a un fotografo che ha saputo raccontare l’anima della città attraverso la luce e il silenzio.