Giulia Sorrentino

29 ottobre 2025

È giallo attorno al secondo mandato di Francesca Albanese, la relatrice speciale Onu sanzionata dal dipartimento del tesoro Usa il 9 luglio. A sollevare il caso è il noto avvocato canadese Hillel Neuer a capo della Ong “Un Watch” che, in una lettera inviata alla Albanese il 23 aprile, sostiene che la sua riconferma non abbia seguito il corretto regolamento previsto dalle Nazioni Unite. Nella missiva si legge come «la presente lettera costituisce una notifica ufficiale che il presunto rinnovo del Suo mandato presso le Nazioni Unite, in qualità di “Relatore Speciale sulla situazione dei diritti umani nei Territori palestinesi occupati dal 1967”, è invalido e privo di qualsiasi effetto giuridico, e pertanto nullo e non avvenuto». Perché, secondo Un Watch «tale presunto rinnovo, annunciato al termine della 58ª sessione del Consiglio dei Diritti Umani, è stato effettuato in violazione diretta della normativa vigente, come previsto dalla Dichiarazione Presidenziale e sancito all’articolo 7 del Manuale operativo delle Procedure speciali, che richiede che il Presidente trasmetta al Consiglio qualsiasi informazione relativa a violazioni persistenti del Codice di condotta da parte dei titolari di mandato nell’ambito delle procedure speciali».

 

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Secondo l’articolo 7, cui fa riferimento Un Watch, infatti «il Presidente del Consiglio dei Diritti Umani comunicherà al Consiglio qualsiasi informazione portata alla sua attenzione, tra cui, tra l’altro, quelle provenienti dagli Stati e/o dal Comitato di Coordinamento delle Procedure Speciali, riguardante casi di persistente mancato rispetto, da parte di un titolare di mandato, delle disposizioni della risoluzione 5/2 del Consiglio dei Diritti Umani, in particolare prima del rinnovo del mandato del titolare in carica. Il Consiglio esaminerà tali informazioni e agirà di conseguenza, secondo quanto appropriato. In assenza delle informazioni sopra menzionate, i mandati dei titolari saranno prorogati dal Consiglio per un secondo mandato triennale». È proprio questo il passaggio che sarebbe mancato secondo Neuer, un aspetto che, quindi, vista la presunta invalidità del rinnovo del mandato, farebbe perdere ad Albanese l’immunità di cui godeva.

 

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«Questo è un momento importante per la responsabilità. Francesca Albanese non è mai stata legalmente riconfermata, e quindi dal 1° maggio, quando il suo mandato è terminato, non gode più dell’immunità delle Nazioni Unite. Ora può essere sanzionata, citata in giudizio e perseguita per il suo razzismo anti-ebraico, per il quale è stata condannata da Francia, Germania e Canada, e per il suo aperto sostegno al terrorismo di Hamas. Gli Stati Uniti l’hanno sanzionata il 9 luglio. Albanese deve ora rispondere davanti a un tribunale federale statunitense per i danni causati dalle sue dichiarazioni diffamatorie e incendiarie contro gruppi cristiani impegnati nella costruzione della pace e nella promozione della convivenza», ci dice Neuer. Ed è proprio in questo quadro che rientrerebbe il presunto provvedimento notificatole in Sud Africa, che farebbe riferimento a una causa per diffamazione intentata da parte del National Jewish Advocacy Center, per conto di due organizzazioni cristiane filoisraeliane senza scopo di lucro: Christian Friends of Israeli Communities e Christians for Israel Usa per cui, quindi, qualora le ipotesi di Neuer fossro confermate, Albanese dovrà comparire presso il Tribunale competente.

 

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