Il ciclismo amatoriale in Italia sta attraversando un momento complicato. Tra le varie sfaccettature di questo mondo, le granfondo, aperte a tutti gli appassionati di ciclismo, sono quelle che stanno soffrendo di più. Per anni queste manifestazioni sono state un punto di riferimento per ciclisti di ogni età e livello, unendo passione, sport e scoperta del territorio.

Oggi, però, rischiano di scomparire. Ma perché?

Un calo che fa preoccupare

Già nel 2024 i dati erano chiari: le iscrizioni alle granfondo sono diminuite, mentre i costi di organizzazione continuano a crescere. Gli organizzatori devono affrontare spese sempre più alte per sicurezza, permessi e assicurazioni, con entrate che non riescono a coprire tutto.

Questo squilibrio economico ha reso difficile mantenere in calendario molte gare storiche. Per alcuni eventi, la sostenibilità è diventata un vero problema: non basta più garantire la sicurezza, serve anche offrire un’esperienza completa e di qualità ai partecipanti.

Visioni diverse tra FCI e ACSI 

A peggiorare la situazione, nel 2025 si è aggiunta la lite tra la Federazione Ciclistica Italiana (FCI) e l’ACSI, due enti fondamentali per il mondo amatoriale. Il risultato? Gare cancellate, autorizzazioni bloccate e tanta confusione.

Uno dei casi più emblematici è quello della Gran Fondo Leopardiana di Recanati, annullata all’ultimo minuto per decisioni legate alle federazioni. Gli organizzatori, per non sprecare la giornata, hanno reagito in modo creativo, trasformando l’evento in una festa per bambini

È un bel segnale, che mostra quanta voglia ci sia ancora di tenere viva la passione per la bici, anche nei momenti difficili. Però non basta a far dimenticare quanto la situazione sia stata complicata: molte granfondo sono saltate all’ultimo momento, con alberghi già prenotati, sponsor coinvolti e tanto lavoro ormai perso. Per molti è stato un duro colpo, non solo economico ma anche morale.

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Un danno non solo sportivo

Il problema delle granfondo non è solo economico o organizzativo. Queste gare rappresentano un momento di incontro, condivisione e divertimento per migliaia di ciclisti. Ogni evento cancellato significa perdere un’occasione per vivere la bicicletta insieme.

Le granfondo sono anche una risorsa per il territorio: portano ciclisti e famiglie in borghi e città, fanno conoscere paesaggi e tradizioni locali, sostengono l’economia di ristoranti, hotel e piccole attività.
Perdere queste gare non vuol dire solo perdere sport, ma perdere una parte di cultura e di identità del ciclismo amatoriale italiano.

Il confronto con il cicloturismo

Non tutto però è in crisi. Il cicloturismo continua a crescere e ad attirare sempre più persone.
Chi sceglie di pedalare per piacere, senza la pressione della gara, trova percorsi, eventi e iniziative in tutta Italia.

Questo dimostra che la passione per la bici è viva, ma anche che il modello delle granfondo ha bisogno di essere ripensato. Mentre il cicloturismo si apre a un pubblico vasto e diversificato, le granfondo rischiano di rimanere un’esperienza per pochi, con costi alti e regole complicate.

Serve capire come rendere queste gare più accessibili, sostenibili e accoglienti, per tornare a coinvolgere chi pedala per passione e non solo per competizione.

Cosa serve per salvarle

Il rischio è chiaro: senza interventi concreti, le granfondo potrebbero diventare solo un ricordo.
Non si tratta solo di perdere qualche gara o centinaia di iscritti. Si tratta di perdere un pezzo importante della nostra cultura ciclistica, fatta di fatica, amicizia e amore per la bici.

Ogni anno, migliaia di ciclisti si mettono alla prova, condividono esperienze e momenti unici. Eliminare queste opportunità significa privare tante persone della gioia di pedalare insieme.

Per salvare le granfondo serve una presa di coscienza collettiva.

Le federazioni e gli enti devono collaborare, non scontrarsi. Gli organizzatori hanno bisogno di regole più chiare e costi più sostenibili. I ciclisti devono partecipare e sostenere gli eventi, anche quando la situazione è difficile. E gli enti locali devono capire che una granfondo non è solo una gara, ma una festa per il territorio.

Non è più il momento di polemiche o divisioni, ma di soluzioni concrete che permettano a queste manifestazioni di continuare a vivere.

Un patrimonio da proteggere

Nonostante tutto, c’è ancora speranza. Il cicloturismo, l’interesse per la bici e la voglia di pedalare sono forti. Questo entusiasmo può diventare la base per rilanciare le granfondo, riportandole al centro della scena amatoriale.

Peraltro il termine italiano Granfondo* è utilizzato a livello internazionale per indicare le gare ciclistiche amatoriali o agonistiche su lunghe distanze: non si tratta semplicemente di una denominazione, ma di un nostro patrimonio sportivo-culturale da proteggere.

Serve una presa di coscienza seria e un impegno concreto da parte di tutti: organizzatori, federazioni, associazioni e partecipanti. Solo così le gran fondo potranno continuare a esistere e a far vivere quella magia che si prova alla partenza, in mezzo a centinaia di ciclisti pronti a condividere la stessa passione.

Il futuro delle granfondo è nelle mani di chi ama davvero il ciclismo: se non agiamo ora, rischiamo di perdere un patrimonio unico.

Le granfondo non devono sparire: devono evolversi, adattarsi e continuare a raccontare, con ogni pedalata, la storia viva del ciclismo italiano.

*[Fonte]

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