Nei Paesi Bassi è testa a testa fra i socioliberali progressisti di D66 (Democraten 66), guidati dall’astro nascente Rob Jetten, e il partito di destra nazionalista e sovranista Pvv (Partij voor de Vrijheid, Partito per la Libertà) di Gert Wilders. Con quasi tutti i voti scrutinati (98,6%), le due forze politiche sono entrambe accreditate a conquistare 26 seggi (su 150) in Parlamento. Con una grande differenza: il D66 ha quasi triplicato i suoi seggi e ne guadagna 17 rispetto alle elezioni del 2023, mentre il Pvv ha perso consensi e ne porta a casa 11 in meno (due anni fa ne conquistava 37). “Milioni di olandesi hanno voltato pagina. Hanno detto addio alla politica della negatività, dell’odio”, ha detto Jetten celebrando i risultati. “Speravamo in un esito diverso, ma siamo più determinati che mai”, commenta invece Wilders. E su X scrive: “Se saremo il partito più grande, il Pvv vuole prendere l’iniziativa di formare una coalizione. Finché non ci sarà chiarezza al 100% nessun esploratore del D66 potrà partire. Faremo tutto il possibile per impedirlo”.
Jetten potrebbe diventare premier più giovane di sempre
I leader dei principali partiti tradizionali hanno già escluso di voler governare con Wilders, dopo che a giugno il leader del Pvv aveva staccato la spina alla sua stessa coalizione di governo, aprendo dunque a questa tornata di elezioni anticipate. Al momento Jetten risulta quindi il favorito per formare un governo: 38enne, nato il 25 marzo 1987, sarebbe il più giovane premier olandese di sempre.
I risultati degli altri partiti
Non troppo distanti da D66 e Pvv altri tre partiti. I primi sono i liberali conservatori di destra (Vvd, Volkspartij voor Vrijheid en Democratie) con 22 seggi, guidati da Dilan Yesilgoz, l’erede di Mark Rutte. Poi l’alleanza laburisti-verdi capitanata da Frans Timmermans., che si attesta a 20 seggi, in linea con le stime ma in calo rispetto alla precedente legislatura: il padre del Green Deal europeo, già nella serata di ieri, subito dopo la diffusione dei primi exit poll, ha annunciato le proprie dimissioni dalla guida del fronte rosso-verde. I centristi del Cda di Henri Bontenbal – su cui molti analisti avevano scommesso nelle ultime settimane – registrano una rimonta significativa, passando in due anni da cinque a 18 seggi (uno in meno rispetto agli exit poll) tornando così a essere uno degli attori chiave del nuovo equilibrio politico. Alle loro spalle, la destra conservatrice dell’JA21 (che a Bruxelles siede nell’Ecr) conquista nove seggi, in ascesa rispetto all’unico seggio del 2023, mentre il populisti euroscettici del Forum per la Democrazia (Fvd) guidati da Thierry Baudet più che raddoppiano la propria rappresentanza, raggiungendo sette seggi. Il movimento contadino BBB arretra invece da sette a quattro seggi. Cocente sconfitta per il partito centrista Nsc di Pieter Omtzigt, protagonista due anni fa con 20 seggi: oggi scompare del tutto dalla scena parlamentare.
Sale l’affluenza
Ottimi i dati sull’affluenza. Si è raggiunto il 78,4%, in lieve aumento rispetto al 77,8% registrato nel 2023, secondo quanto diffuso dal servizio elettorale dell’agenzia di stampa olandese Anp, che corregge le prime stime emerse dopo gli exit poll, quando la partecipazione appariva in leggero calo al 76,3%. L’affluenza si conferma dunque tra le più alte d’Europa: il record recente risale al 2017, con l’81,9%, mentre il livello più basso fu toccato nel 1998, con il 73,3%. A livello territoriale, la provincia di Utrecht ha fatto registrare la partecipazione più elevata (82,2%), mentre la più bassa è stata nel Flevoland (73,8%). Spicca tuttavia il forte aumento delle schede bianche, più che raddoppiate rispetto alle precedenti elezioni: da poco più di 19mila nel 2023 a oltre 39.500 quest’anno, secondo i dati preliminari dell’Anp che nei prossimi giorni dovranno essere validati dalla Commissione elettorale olandese.

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