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Redazione Roma
Dopo l’udienza nella quale è stabilito che la riserva sull’amministratore di sostegno per il critico d’arte verrà sciolta nei prossimi giorni, la figlia di Sgarbi denuncia un «clima di ostilità con atteggiamenti paternalistici inaccettabili»
«Non mi interessano i commenti delle persone che puntano contro di me l’indice accusatore per aver messo in piazza la verità su mio padre Vittorio Sgarbi. Se questo ha contribuito ad accendere i fari su una situazione drammatica e anche solo indirettamente a far migliorare le condizioni di salute di mio padre, sono fiera di averlo fatto e lo rifarei altre cento, mille volte». Nessun pentimento per Evelina Sgarbi che, preoccupata per lo stato di salute del padre e per il presunto «cerchio tragico» che lo terrebbe distante da lei, ha chiesto che venga nominato per lui un amministratore di sostegno.
«In udienza la giudice gli ha chiesto l’autografo»
Piuttosto la 25enne si dice «allibita dall’atteggiamento della giudice che ieri durante l’udienza era tutta preoccupata dall’aspetto mediatico e non ha posto nessuna attenzione né ha fatto cenno alla salute di mio padre. Anzi, dopo aver accettato il libro in dono (da Vittorio Sgarbi, ndr.) si è preoccupata di chiederne immediatamente l’autografo, addirittura accettando battute inerenti la firma falsa, in un clima troppo ispirato al “volemose bene”, quasi che il mio essere giovane significasse poter essere trattata come una cittadina di serie B».
Evelina: «Vogliono tenermi lontana da papà»
La figlia del critico d’arte rincara poi la dose: «Il mio legale Iacobbi ha sollevato formalmente un fatto serio, quello della firma posta sul modello privacy del Gemelli, modulo con cui qualcuno mi ha impedito di avere notizie sulla salute di mio padre, che secondo i tecnici da noi consultati non sembra essere quella autografa di Vittorio Sgarbi, e credo meritasse attenzione e magari approfondimenti anziché una pacca sulla spalla. Ho percepito un clima di ostilità con atteggiamenti paternalistici del tutto fuori luogo da parte di un giudice in una aula di Tribunale che dovrebbe innanzitutto rispettare la Costituzione che dice chiaramente all’articolo 21 che tutti i cittadini hanno diritto ad esprimersi liberamente».
L’ammonimento a non parlare coi giornalisti
Evelina si riferisce all’ammonimento che le avrebbe fatto la giudice, di non continuare a parlare con i giornalisti o tornare in tv. «Ebbene io rigetto e contesto la frase della giudice nei miei confronti secondo la quale, se io continuassi a parlare coi giornalisti o tornassi in tv, la giudice Paola Scorza ne avrebbe tenuto conto nel giudizio. Ma stiamo scherzando? La salute di mio padre dipende dal fatto se io parlo o non parlo coi giornalisti? Se vado o non vado in tv? È questa la terzietà del giudice?»
Chiesta la ricusazione
Per tutte questo la figlia di Sgarbi dice di essere rimasta «profondamente colpita, stupita e turbata». E anche per una serie di osservazioni tecniche e sostanziali che le ha sottolineato il suo legale, tra cui l’inosservanza del principio del contraddittorio tra le parti e l’inosservanza dell’obbligo di condotta imparziale durante l’udienza di ieri. «Ho deciso dunque di dare mandato al mio avvocato per ricusare immediatamente la giudice. Sono interessata a salvare mio padre, che ho visto molto depresso, molto spento, con uno sguardo che non è più il suo – dice Evelina -. Non mi interessa il bon ton né la retorica da strapazzo attorno al personaggio Sgarbi».
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29 ottobre 2025 ( modifica il 29 ottobre 2025 | 18:31)
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