L’economia italiana resta ferma: nel terzo trimestre del 2025 il Pil è rimasto stabile, senza variazioni rispetto ai tre mesi precedenti. Lo confermano le stime preliminari dell’Istat. Nonostante lo stallo congiunturale, il dato tendenziale (su base annua) mostra ancora un +0,4%, seppure in rallentamento. La stabilità di quest’ultimo trimestre conferma la crescita acquisita per il 2025 allo 0,5%.
La stabilità nasconde andamenti opposti: a spingere è stato solo l’export, mentre i consumi e gli investimenti interni (domanda interna al netto delle scorte) hanno dato un contributo negativo, frenando la ripresa.
La stagnazione economica è conclamata
L’andamento del Pil italiano nel 2025 mostra un progressivo rallentamento della crescita, culminato in una sostanziale stagnazione nel terzo trimestre. Analizzando i dati dal 2023 a oggi, si può notare proprio un calo progressivo della crescita del Pil, fino ad uno stop da metà 2024. L’elenco qui sotto analizza i trimestri in rapporto al periodo precedente e su base annua.
- I trimestre 2023: +0,7% e +2,2%;
- II trimestre 2023: -0,1% e +0,6%;
- III trimestre 2023: +0,1% e +0,5%;
- IV trimestre 2023: +0,2% e +1,0%;
- I trimestre 2024: +0,1% e +0,3%;
- II trimestre 2024: +0,2% e +0,6%;
- III trimestre 2024: +0,1% e +0,6%;
- IV trimestre 2024: +0,1% e +0,5%;
- I trimestre 2025: +0,3% e +0,7%;
- II trimestre 2025: -0,1% e +0,5%;
- III trimestre 2025: 0,0% e +0,4%.
Dal 2023 a oggi il quadro mostra un progressivo rallentamento della crescita, con variazioni trimestrali sempre più contenute e un incremento tendenziale passato dal +2,2% al +0,4% in due anni. Un trend che evidenzia la difficoltà strutturale del sistema produttivo italiano a ritrovare slancio, in un contesto internazionale incerto in cui la spinta dell’export rischia di non bastare a compensare la debolezza della domanda interna.
Unc: “Paese fermo, ma scampato rischio recessione tecnica
Il Paese è fermo anche per l’Unione Nazionale Consumatori, che in una nota afferma:
La magra consolazione è che abbiamo scampato il pericolo di una recessione tecnica, ossia di un Pil negativo anche nel terzo trimestre dopo il calo congiunturale del secondo. Inoltre, grazie alla previsione minimale e asfittica del Governo, anche l’obiettivo del Pil 2025 sarà certo raggiunto, considerata la crescita acquisita dello 0,5%. Non c’è, però, da stare allegri e soddisfatti.
Anche l’Upb lancia l’allarme
È più cupa, invece, la fotografia scattata dall’Ufficio Parlamentare di Bilancio (UpB) nella sua “Nota sulla congiuntura” di ottobre pubblicata pochi giorni fa. Il rapporto delinea un Paese in stagnazione, con un Pil fermo al terzo trimestre e previsioni per il 2025 ferme a +0,5%, ma con “rischi significativi” di un ulteriore peggioramento.
Lo scenario internazionale è il primo grande ostacolo per l’UpB, che evidenzia un “deterioramento delle relazioni internazionali”, segnato da guerre commerciali, l’euro più forte e tensioni geopolitiche. Per un’economia manifatturiera come quella italiana, la conseguenza è diretta: le esportazioni sono in marcata flessione (-1,9% nel secondo trimestre), soprattutto verso gli Usa.
Dopo la temporanea accelerazione in inverno, il Pil dell’Italia si è ridotto nel secondo trimestre per la prima volta da quasi tre anni; la dinamica produttiva è così inferiore a quella europea. Gli unici segnali positivi arrivano dagli investimenti, sostenuti da condizioni creditizie ancora favorevoli, in particolare sui beni strumentali.