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Redazione Online

Il ddl Nordio sulla separazione delle carriere approvato con 112 sì. Scintille in Aula per il cinquestelle Scarpinato

C’è il via libera del Senato in quarta lettura alla riforma costituzionale che introduce la separazione delle carriere della magistratura. Il disegno di legge costituzionale, proposto dalla premier Giorgia Meloni e dal Guardasigilli Carlo Nordio (oggi in Aula), ha avuto 112 voti favorevoli, 59 contrari e 9 astensioni. Quello fatto in Senato è stato l’ultimo passaggio parlamentare, come previsto dalla Costituzione: in tutte e quattro le lettura il testo del Ddl Nordio non è mai stato modificato. Così come previsto dalla Costituzione, visto che il voto non ha raggiunto i due terzi dei sì, in primavera ci sarà il referendum confermativo, che le forze di maggioranza hanno annunciato oggi in Aula. Per Giorgia Meloni l’approvazione rappresenta un «traguardo storico» e «un passo importante verso un sistema più efficiente, equilibrato e vicino ai cittadini. Un traguardo storico e un impegno concreto mantenuto a favore degli italiani. Ora la parola passerà ai cittadini, che saranno chiamati ad esprimersi attraverso il referendum confermativo. L’Italia prosegue il suo cammino di rinnovamento, per il bene della Nazione e dei suoi cittadini. Perché un’Italia
più giusta è anche un’Italia più forte». 

Il referendum per una riforma costituzionale, chiamato anche referendum confermativo, serve quando una legge di revisione costituzionale viene approvata da entrambe le Camere con la maggioranza assoluta, ma non con la maggioranza dei due terzi, e la richiesta viene presentata entro tre mesi dalla pubblicazione da un quinto dei membri di una Camera o da 500 mila elettori o da cinque Consigli regionali. Proprio sul referendum che si terrà in primavera, Nordio ha lanciato un avvertimento alla magistratura: «È bene che esponga tutte le sue ragioni tecniche razionali che possono meditare contro questa riforma. Ma per l’amor del cielo non si aggreghi – come effettivamente ha già detto, ammesso e io lo ringrazio il presidente Parodi – a forze politiche per farne una specie di referendum pro o contro il governo. Questo sarebbe catastrofico per la politica, ma soprattutto per la stessa magistratura». Lo stesso ministro ha assicurato che si «spenderà per il referendum», affinché venga approvato.




















































Una vittoria, quella del centrodestra, che il ministro Nordio dedica «alla democrazia» e non, come in molti hanno detto in questi mesi, a Silvio Berlusconi, l’ex premier morto il 12 giugno 2023 e considerato nel centrodestra un «perseguitato dalla toghe rosse».  Subito dopo il voto, i senatori del Pd, del M5s e di Avs hanno protestato contro l’approvazione della riforma della giustizia, appena votata al Senato, mostrando cartelli con la scritta «No ai pieni poteri». Nello schieramento opposto, dai banchi del centrodestra si sono sentiti applausi subito dopo il voto. 

Poco prima, nel corso delle operazioni di voto, l’Aula del Senato si è infiammata durante l’intervento del cinquestelle Roberto Scarpinato che ha dichiarato il voto contrario di M5s alla separazione delle carriere. «Ci sono italiani anche di destra – ha detto Scarpinato – che non se la bevono che Berlusconi, Dell’Utri, Cosentino, D’Alì, Formigoni sono stati vittime di persecuzione dei magistrati ». A quel punto è partita la contestazione dai banchi di Forza Italia, con il presidente Ignazio La Russa costretto a richiamare alcuni senatori a partire dalla vicepresidente Licia Ronzulli. Si sono levati grida e «buuuu» contro Scarpinato a sua volta sostenuto dagli applausi dei senatori del suo gruppo. Scarpinato ha poi sforato i dieci minuti dell’intervento e dai banchi del centrodestra diversi senatori hanno gridato «basta», facendo però arrabbiare La Russa che ha rintuzzato: «i tempi dell’intervento li decido io».

La reazione dei penalisti

Esulta l’Unione delle Camere Penali Italiane che, con il presidente Francesco Petrelli ricorda di sostenere «sin dal 1989 con determinazione la necessità di questo intervento legislativo volto a garantire una giustizia realmente imparziale e a restituire piena indipendenza e autorevolezza alla magistratura». Perché, spiega Petrelli, «la separazione delle carriere non è un atto contro qualcuno, ma un passo avanti verso uno Stato di diritto più equilibrato, nel quale ciascun potere eserciti la propria funzione nel rispetto delle garanzie e delle libertà individuali e costituzionali».

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30 ottobre 2025 ( modifica il 30 ottobre 2025 | 12:50)