di
Roberta Polese

La sentenza della Corte d’Assise d’Appello: 15 anni e 6 mesi per omicidio volontario, un anno e sei mesi per calunnia. La pena ridotta dopo l’intervento della Cassazione: «Stato d’ira per conflittualità pregressa»

Quindici anni e sei mesi per omicidio volontario, un anno e sei mesi per calunnia. La Corte d’Assise d’Appello di Venezia si è espressa una seconda volta sul caso di Valentina Boscaro, 34 anni, padovana che la notte tra il 25 e il 26 settembre 2022, ha ucciso con una coltellata al petto il suo compagno Mattia Caruso, 30 anni, anche lui padovano. I fatti erano accaduti a Montegrotto Terme, in provincia di Padova, poco lontano dalla discoteca «Ai laghetti di Sant’Antonio».

L’iter giudiziario

Il presidente della Corte Massimo Vicinanza, il giudice a latere Vartan Giacomelli e gli otto giudici popolari hanno emesso la loro sentenza dopo tre ore di camera di consiglio. In primo grado la Corte d’Assise di Padova aveva comminato alla giovane donna 24 anni, ridotti a 20 in secondo grado: 18 anni e sei mesi per l’omicidio, e un anno e sei mesi per aver calunniato una persona indicandola come responsabile del delitto al suo posto. La Cassazione a maggio ha accolto i rilievi dei difensori Alberto Berardi e Renzo Fogliata: la Corte d’Appello non avrebbe tenuto in debito conto dell’attenuante della provocazione, data dal fatto che Boscaro avrebbe agito d’impulso in modo sproporzionato perché esasperata da mesi di violenze infertegli da Caruso. La procura generale, rappresentata in aula dal dottor Nicola Proto, ha chiesto la rideterminazione della pena a 17 anni e 6 mesi, mediante un’estensione delle attenuanti generiche. Nella sua requisitoria il procuratore ha sottolineato come la reazione di Boscaro non sia stata proporzionata al pericolo che lei sentiva in quel momento, e ha sottolineato inoltre che la giovane donna non sarebbe attendibile nel ricostruire lo stato d’animo che l’ha portata al gesto, avendo lei mentito nell’immediatezza dei fatti e nella settimana successiva al delitto.



















































La ricostruzione

Stando alla ricostruzione degli eventi data dai difensori, la sera dell’omicidio Valentina e Mattia avevano avuto una delle loro numerose liti, provocate dalla gelosia. Lui le avrebbe imposto di andarsene dalla discoteca, lei avrebbe voluto restare. Da un video della serata si vedono i due che discutono, lei viene spinta, e infine si vede che lui le prende la borsa e la porta con sè, lei lo segue e infine i due salgono in auto. Stando anche alle parole dei testimoni, l’auto guidata da Mattia sarebbe partita ad alta velocità rischiando lo schianto con un’altra macchina. A detta della difesa in quel momento il livello di tensione tra i due è salita in modo incontrollato per Valentina, e ciò alla luce anche di tante violenze agite da Mattia e appurate dai messaggi, in cui Caruso si vantava dei pestaggi alla ragazza con parenti e amici. A quel punto Boscaro ha preso un coltello che Mattia teneva nel cruscotto e l’ha colpito al petto.
Ai soccorritori e ai carabinieri Boscaro aveva parlato di una lite di Mattia con una terza persona, e ha accusato quest’uomo di aver sferrato il colpo mortale. La confessione arriverà solo una settimana dopo il delitto.

Lo «stato d’ira»

Secondo le parti civili che rappresentano la famiglia Caruso, ossia le avvocate Anna Desiderio e Francesca Betto, Boscaro era una donna che agiva lei stessa violenze ripetute nei confronti del compagno Mattia, nonostante abbia riferito di essere stata picchiata, non ha mai denunciato i maltrattamenti ai carabinieri, le avvocate hanno detto in aula che Valentina tradiva il compagno innescando spirali di manipolazione della quale era sia vittima che agente consapevole. La Cassazione, per contro, accogliendo il ricorso degli avvocati difensori, ha puntato i riflettori sullo stato d’animo di Boscaro nel momento in cui commette il delitto: gli Ermellini rilevano che nelle motivazioni dei giudici di secondo grado, che hanno emesso la sentenza l’anno scorso, non è stata considerata l’alterazione emotiva che ha provocato l’ira di Boscaro mentre si trovava in auto, un’alterazione provocata «dalla conflittualità pregressa» che avrebbe «fatto insorgere uno stato d’ira» che ha generato l’omicidio. Secondo gli Ermellini insomma, non è stato adeguatamente considerato se, sulla base di un fatto astrattamente qualificabile in termini di «ingiustizia» (cioè essere portata via dalla festa in cui lei voleva rimanere), la condizione di psicologica di Boscaro, vessata da mesi di violenze, possa attenuare la pena che dovrà scontare. Al momento Boscaro sta scontando la pena ai domiciliari, dove può vedere la figlia, una bimba di 7 anni che al momento è stata affidata al padre. 


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30 ottobre 2025 ( modifica il 30 ottobre 2025 | 19:44)