Onore a Brigitte Macron che si erge come un gigante sulle rovine della periclitante presidenza di Emmanuel Macron e sfida in tribunale il più infido drago della modernità: la rete. Sfida scabrosa che la costringe a mettere in piazza, a esporre in tribunale davanti a tutto il mondo, pruriginoso e no, la sua più delicata intimità, il suo sesso, per affermare il suo essere donna e non trans.
Una vicenda lampante di come l’infosfera sia capace di sporcare, di lordare le storie più pulite e più belle. Ma il roman d’amour tra lei e Emmanuel si presta allo scandalo perché lei quando aveva quarant’anni fece l’amore con lui, che ne aveva solo sedici. Lei, per di più era sposata e aveva tre figli. Lei, della agiata borghesia della Amiens “bene” era una professoressa di francese e latino e lo conobbe a scuola, presentato da sua figlia e l’amore sbocciò nei mesi in cui lavoravano alla mise en scéne di uno spettacolo teatrale. Qualche giornale francese nel ricostruire la storia azzarda: pedofilia.
Il tutto, in un collegio dei gesuiti di Amiens, nella più profonda e pruriginosa provincia francese. Questo, due anni dopo che Emmanuel, cresciuto in una famiglia abbiente di medici più che laici, aveva scelto di farsi battezzare a dodici anni come testimonianza di una profonda fede maturata con coscienza d’adolescente. Precoce. In tutto.
Roba da sceneggiatura di una serie Netflix, con la famiglia di lui che scopre il legame che fa scandalo negli ambienti alti della città di provincia per i ventiquattro anni di differenza di età, e interviene con maschia energia: Emmanuel è sradicato e mandato a terminare il liceo a Parigi al liceo Henry IV. Ma la distanza dalla capitale è poca e i due amanti non desistono, si ritrovano si frequentano, rafforzano il loro legame. Non è solo una storia pulita di sesso tra una donna matura e un adolescente che potrebbe essere suo figlio, è vero amore. La prova è che Brigitte divorzia e quando lui ha trent’anni e lei cinquantaquattro, lo sposa.
Il problema è che Emmanuel, come lei ha subito capito, ha una marcia in più, ha successo, diventa ministro e poi irrompe come un fiume in piena nella politica francese, sbaraglia gollisti e socialisti e nel 2017 viene eletto presidente della Repubblica francese. La sera del trionfo elettorale, sul palco nel cortile del Louvre, sullo sfondo le note della nona sinfonia di Beethoven, Emmanuel avanza mano nella mano con Brigitte e porta con sé nel trionfo i suoi tre figli e sei nipoti.
Si capisce subito che la nuova premiére dame non solo ha carattere, ma stile, è una bella donna, non invecchia. Oggi, a settantadue anni, è più luminosa e spigliata che mai, e completamente a suo agio. Fa rabbia ai meschini per quanto è spigliata.
Tutti gli elementi sono dati perché la blogosfera dia il peggio di sé in un crescendo di invidia malata: Brigitte, la donna potente vestita Dior che abita all’Eliseo, che è stata con un uomo che ha ventiquattro anni meno di lei, va infangata.
Come sempre, l’inizio è in sordina, ma l’onda cresce rapidamente con tanto di foto truccate o casuali ombre birichine che proverebbero il vero sesso della fedifraga che comunque i più descrivono come trans, con tanto di operazione. Il boccone pruriginoso trova nell’infosfera senza frontiere il suo humus naturale e presto una serie di influencer si specializza spargere nuvole di fango. Tra loro si distingue l’americana Candace Owens.
Passano gli anni, l’onda di melma cresce e Brigitte decide di fare un passo scabroso: sfida la rete, sfida gli influencer e ne porta dieci a processo, prima presso un tribunale del Delaware e poi in quello di Parigi.
Il prezzo di questa sfida è altissimo perché non metaforicamente Brigitte, a testa alta, si mette nuda davanti ai tribunali e deposita “prove fotografiche e mediche” del suo essere nata donna. Ci vuole coraggio per mettersi contro la rete e chiedere a un tribunale di condannare gli haters.
Brigitte Macron ha questo coraggio. Come l’altra indimenticabile Brigitte, Bardot, merita che il busto ufficiale in marmo della Marianne, simbolo della Francia rivoluzionaria e borghese, abbia il suo volto. Chapeau!