Qual era il film preferito di sua madre, Grease o Xanadu?
«Li amava entrambi. Grease l’ha catapultata nella stratosfera, ma Xanadu era il luogo magico dove si è innamorata. Ha presente gli stivali e il top da cavallerizza che mia madre indossa nelle scene finali di Xanadu, quando balla con mio padre? Li ho indossati quando andavo a scuola, senza rendermi conto che fossero gli originali. A posteriori, mi dispiace di non averli conservati. Qualche anno prima di morire, mia madre ha deciso di mettere all’asta diversi abiti per raccogliere fondi per l’ONJ Centre, e mi ha chiesto cosa volessi tenere per me. In quel momento la cosa più importante era il Centro, e le ho detto di mettere tutto all’asta. Rimpiango di non aver conservato quegli stivali, il top e i pantaloni neri che mia madre indossava nell’ultima scena di Grease, quando Sandy cambia completamente look cantando You’re the One That I Want con John Travolta».
Ha una canzone preferita tra i successi di sua madre?
«Quando ho firmato il mio primo contratto discografico a 17 anni, ho scritto una versione nuova della canzone Magic, ispirandomi al verso del testo “Dobbiamo credere che siamo magici”. Poi la canzone che abbiamo cantato insieme, The Window in the Wall. Non c’è niente di più intenso al mondo che ascoltare tua madre che canta per te e con te».
Olivia aveva una canzone preferita?
«Jolene di Dolly Parton, che ha inciso anche lei negli anni Settanta».
C’è un documentario Netflix in lavorazione. Quando andrà in onda?
«Girarlo è stata un’esperienza spirituale e profonda. La regista, Nicole Newnham, è come una di famiglia. Uscirà a metà del prossimo anno e non vedo l’ora, ci sono storie mai raccontate prima. Come quella di Tottie Goldsmith, figlia della sorella di mia madre (Rona Newton-John, morta di cancro nel 2013, ndr) e Brian Goldsmith. Mia zia abbandonò tre suoi figli, tra cui Tottie, di cui mamma si è presa cura. Con Tottie siamo anime gemelle, come se avessimo un solo cuore. Mi sento completa con lei».
Lei è una cantante di talento, oltre a essere impegnata con l’ONJ Centre. Che piani ha per il futuro?
«Vorrei sensibilizzare sui problemi di salute mentale, che sono causati da eventi traumatici non affrontati nel modo giusto. Non mi riferisco ai farmaci o alla psicoterapia, ma bisogna saper riconoscere le cicatrici che modificano la biologia del cervello e del corpo con il supporto di qualcuno che aiuti a tornare a prima che si formassero. Vorrei laurearmi in infermieristica per aiutare le persone con dipendenze, che lottano con depressione e ansia. Amo ancora fare musica e ho in programma di incidere nuove canzoni, ma sogno di aprire un centro benessere in Australia e negli Stati Uniti con mio marito James Driskill, che insegna Jiu-jitsu, integrando anche l’esercizio fisico».
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