Le commedie sociali firmate da Riccardo Milani piacciono, la conferma c’è stata con Un Mondo a parte con Virginia Raffaele e Antonio Albanese e su quella strada sta andando La vita va così che dopo aver aperto fuori concorso la Festa del cinema di Roma si sta ponendo al box office come miglior incasso della stagione dopo l’estate.

Se in Un mondo a parte era un paesino dell’Abruzzo, in La vita va così siamo invece siamo in uno della Sardegna per raccontare, la storia vera per altro, di un pastore che per 20 anni ha rifiutato di vendere il suo lembo di terra a un gruppo immobiliare per la realizzazione di un resort. Da questo conflitto, tra la necessità del lavoro e il rispetto del territorio, dove capita da sempre di essere messi uno contro l’altro, dove lo scontro porta spaccature, dolore e sofferenza, Milani ha l’idea de La Vita va così.

Chiama Aldo Baglio (sì proprio lui del trio Aldo, Giovanni e Giacomo), Diego Abatantuono, Geppi Cucciari e, dopo la fortunata sinergia in Un Mondo a parte, Virginia Raffaele offrendo un ritratto amaro ma fedele di una comunità italiana di un piccolo centro, in questo caso quella sarda, che però è specchio dell’Italia dei nostri tempi.

Il risultato? Alla gente piace. Sarà la fidelizzazione conquistata da Milani con serie tv come Tutti Pazzi per amore e film come Scusate se esisto, Come un gatto in tangenziale e Un mondo a parte. Sarà che attraverso la commedia è facile accendere la lampadina per dare luce a temi così importanti con un messaggio forte dove il coraggio unito a quello della dignità.

“Sono veramente felice per l’affetto con cui il pubblico ha accolto La Vita Va Così. Ciò che cerco di fare è raccontare il mio Paese con passione e rispetto e vedere che questo arriva alle persone è la soddisfazione più grande” commenta così Riccardo Milani l’importante risultato ottenuto e che sta vedendo con i suoi stessi occhi andando in giro nelle sale italiane insieme al suo cast.

Arriva anche a Napoli per salutare gli spettatori del Metropolitan e del Modernissimo. E’ accompagnato dalla protagonista del film Virginia Raffaele. Il pubblico in sala nella sala del Modernissimo li attende con ansia: qualcuno regala loro anche dei cornetti portafortuna, tipici della scaramanzia napoletana. Del resto, Napoli è una città che entrambi conoscono: la Raffaele a ogni tappa teatrale dei suoi spettacoli Napoli non manca, mentre Milani non salta un tour promozionale dei suoi film qui, mostrando anche una predilezione per gli attori partenopei che in passato ha inserito nel cast delle sue pellicole e serie tv.

I colori di Virginia Raffaele

Dal dialetto abruzzese della maestra Agnese di Un mondo a parte a Francesca, figlia devota del pastore Efisio, le doti trasformistiche di Virginia Raffaele si conoscono da ottima performer quale lei è.

Nei due film di Riccardo Milani sta mostrando il suo talento d’attrice a tutto tondo andando anche ben oltre la commedia come in genere la vediamo in tv o al cinema come Un bel giorno, il prossimo film di Fabio De Luigi.

“Sono grata a Riccardo Milani perché mi ha consentito di tirare fuori qualche altro colore oltre a quello della commedia che amo. Si dice che gli attori comici abbiano tanto questa parte malinconica ed è molto stimolante uscire dalla commedia” non manca di ribadire Virginia Raffaele “Nei due film c’è sempre il rapporto con la gente, che io e il regista abbiamo in comune, l’empatia e il bene che si vuole alle persone. Parla di luoghi di appartenenza, radici, valori, cose che abbiamo tutti; c’è molta condivisione di intenti”.

Proprio quest’immersione nel ‘metodo Milani’ come lei stessa scherzosamente lo definisce, Virginia trova la sua dimensione in cui l’empatia e la capacità di entrare in contatto con le persone l’hanno fatta essere l’attrice migliore per il ruolo di Francesca che al meglio incarna questo conflitto che vivono i personaggi del film: lei si muove in questi due mondi inconciliabili divisa tra le sirene del cambiamento e l’appartenenza alla propria terra.

Per preparare Francesca è andata mesi prima in Sardegna per impararne la lingua ma soprattutto è entrata in contatto con la comunità sarda per capirlo meglio e assorbirlo.

La sua empatia è stata anche nella sua capacità di riuscire a misurarsi nella recitazione con molti degli attori non professionisti scelti per il film come Ignazio Loi, un sardo di 84 anni che ha sempre fatto il pastore e che interpreta Efisio, personaggio centrale nel film.

Questa capacità innata di essere simpatica ed essere empatica nell’entrare tanto da essere apprezzata non solo dagli spettatori ma anche da quelle di persone lontane dal settore che hanno partecipato nel film e che si sono fidate di lei è forse uno degli elementi che più sta convincendo il pubblico: “la comunità, all’inizio un po’ guardinga, ha dimostrato accoglienza e affetto incredibili. Sono stati tutti una seconda famiglia”.