Ma l’acqua non dilava? Qual è il segreto degli uomini primitivi? Perchè pigmenti vegetali o minerali reggono per un periodo così lungo, anche all’aperto? Bernardelli Curuz: “Non erano semplici tempere. Sotto il profilo dei materiali, quegli uomini rivelano conoscenze notevolissime”. E’ stato durante passeggiate ed escursioni che questi colori sono stati notati.

Sulle rive rocciose del lago Yövesi a Ristiina, in Finlandia, un alce silenzioso osserva l’eternità, dipinto in ocra rossa circa 5.000 anni fa. Questa figura iconica rientra ora nella collezione di arte rupestre conosciuta nella regione nordica: le pitture rupestri di Astuvansalmi. Grazie alle più recenti tecnologie di imaging, i ricercatori Veikko Miettinen, Dmitri Semenov e Rami Saarikorpi dell’Università della Finlandia orientale ritengono che il sito possa nascondere ancora numerose immagini sotto strati di muschio e rocce erose, pronte a svelare nuovi frammenti di storia.

Fino a pochi anni fa, gli archeologi conoscevano circa 80 pitture preistoriche ad Astuvansalmi, ma un progetto innovativo guidato dalla Facoltà di Informatica dell’Università della Finlandia Orientale ha ampliato i confini della percezione visiva.

“Siamo qui da tre ore e abbiamo già identificato tre potenziali nuove figure”, racconta Miettinen. Il team utilizza telecamere iperspettrali, in grado di distinguere sottili variazioni nei pigmenti rossi e di determinarne età e composizione chimica. A occhio nudo, la roccia mostra diverse sfumature di rosso, segno che gli artisti preistorici combinavano più pigmenti per ottenere effetti cromatici complessi. Analizzando queste immagini, gli studiosi possono separare le tonalità e comprendere le tecniche impiegate, applicando l’informatica direttamente all’archeologia.

La creazione di un gemello digitale della parete rocciosa permette di conservare ogni dettaglio: fotografie panoramiche GigaPan, scansioni 3D Matterport e sistemi a tripla fotocamera catturano la superficie con precisione millimetrica, caricando poi i dati su server cloud. “Le fotocamere tradizionali catturavano solo tre canali di colore; oggi, gli scanner iperspettrali ne registrano centinaia”, spiega Rami Saarikorpi. La tecnologia di rendering 3D gaussiana consente di costruire un modello tridimensionale accurato, evidenziando anche le tracce più minute di pigmento.

La ricostruzione digitale non si limita alla superficie della roccia. I ricercatori utilizzano motori di gioco per simulare l’ambiente preistorico: al tempo della realizzazione dei dipinti, i livelli del lago Saimaa erano molto più alti. “Riportando digitalmente l’acqua al suo livello antico, possiamo ipotizzare dove gli artisti si trovassero, su barche o ghiaccio, e prevedere la posizione di altri dipinti”, osserva Miettinen. Metodi analoghi sono già stati applicati con successo ad altri siti finlandesi, come Värikallio e Saraakallio, svelando luoghi finora sconosciuti.

Anche l’intelligenza artificiale entra in gioco, con reti neurali addestrate a riconoscere forme ricorrenti e schemi stilistici. “L’apprendimento automatico ci permette di individuare la ‘firma’ di un artista e confrontare i motivi di Astuvansalmi con quelli di Alta o Murmansk”, spiega Dmitri Semenov. Tuttavia, storici e archeologi sottolineano la necessità di un approccio critico: i dipinti rupestri appartengono a culture e periodi molto diversi, e un algoritmo potrebbe fraintendere contesti locali specifici.

La conservazione dei pigmenti rimane una sfida centrale. L’esposizione al vento, al gelo e all’erosione minaccia costantemente la sopravvivenza delle pitture. “Molte di queste pitture preistoriche potrebbero essersi conservate grazie all’uso di resine naturali, applicate come una sorta di vernice finale o stemperate nella stessa mestica di pigmenti – Se i pigmenti fossero stati stesi con legante ad acqua l’umidità e le dilavature avrebbero rapidamente dissolto i colori. Le resine e i grassi – oli vegetali o unti ricavati da grassi animali – invece, probabilmente associati, avrebbero creato una barriera protettiva, garantendo la persistenza dei toni per millenni”.

La digitalizzazione completa del sito garantisce che le immagini sopravvivano anche se le originali venissero compromesse. I modelli tridimensionali consentono al pubblico di esplorare Astuvansalmi virtualmente, dai musei di Murmansk fino a qualsiasi angolo del mondo, preservando il legame tra passato remoto e presente tecnologico. Così, dai cigni e alci dei cacciatori-raccoglitori finlandesi alle figure scolpite sulle rive del Mar Bianco, ogni traccia diventa un ponte tra millenni, un dialogo silenzioso che si rinnova attraverso pixel e spettro, restituendo la voce degli antichi artisti e la loro sorprendente capacità di dialogare con la pietra e con il tempo.

Credito immagine di copertina: Veikko Miettinen, Dmitri Semenov e Rami Saarikorpi sulle scogliere di Astuvansalmi, Università della Finlandia orientale.