Il nuotatore ha scoperto il green con il paragolfer, una macchina speciale che gli permette di colpire e gareggiare coi normodotati: “Ho riscoperto il mio 1.95, è una sfida nuova, non toglie nulla al nuoto ma sogno di diventare pro'”


Stefano Arcobelli

Giornalista

1 novembre – 08:00 – MILANO

Golfista per caso ma sempre nuotatore. Manuel Bortuzzo riparte dal green: a gennaio debutterà in un torneo e riprenderà a nuotare per puntare alle Paralimpiadi di Los Angeles 2028, dove il golf non è ancora in programma. Intanto a Nettuno è impegnato anche nel corso di Polizia.

Manuel, è davvero un’attrazione fatale…? 

“Intanto mi alleno, debutterò nel 2026. È uno sport che mi è sempre piaciuto, in Tv lo guardavo. Sono finito per caso al Marco Simone. Io ho preso casa vicino al golf club. Un giorno vado a lavare l’auto nel rifornimento di benzina davanti al Marco Simone. Arriva un quarantenne con un furgone bianco, scende di corsa, mi sono anche spaventato perché mi viene incontro di fretta. ‘Ciao, piacere, sono Fabrizio Graziani, ti piace il golf? E io “sì, mi piace, ma non l’ho mai praticato’. Lui: ‘Hai 10 minuti?’ Gli rispondo ‘Sì’. Mi fido di salire in auto con uno sconosciuto anche se aveva il cordino al collo con scritto Marco Simone e dopo 10 minuti eravamo dentro il campo su un cart della Ryder Cup, quello rosso, a fare i giri di tutte le buche. Mi ha spiegato tutto”.

“Il giorno dopo Fabrizio mi ha fatto conoscere il direttore Marco Aquilino, la proprietaria Lavinia Biagiotti, insomma tutto l’entourage”. 

La federazione l’ha dotata di una macchina speciale, un paragolfer: dove vuole arrivare Manuel? 

“Dietro c’è un progetto ancora più grande, che va al di là di me. Insieme a un allenatore di Manchester, Mark Taylor, specializzato nell’allenamento dei ragazzi col paragolfer, stiamo portando in Italia delle cose che non esistono. Questo è solo l’inizio”. 

Ha già il caddie e il coach? 

“Il mio maestro è Marco Basili e sarà anche il mio caddie”.

Il golf le consente di stare in piedi: emozioni? 

“Io non mi sono mai tolto dalla testa l’idea di poter tornare a essere quello che ero. Per come vado avanti io, per come si evolve la scienza, la medicina e tutto quanto, sono certo che prima o poi qualcosa succederà. Il golf mi permette di stare tante ore in piedi, gli allenamenti e le gare durano parecchio. Quando voglio guardo il campo, guardo il mio allenatore, guardo la gente accanto, parlo, dialogo con le persone in piedi alla mia altezza: è bellissimo. Rivedo il campo, rivedo tutti questi ettari, li vedo dal mio 1,95 m ed è qualcosa di impagabile”. 

Ne risentirà il suo nuoto? 

“No, non toglie nulla il golf: è solo una sfida, è qualcosa in più. La cosa più bella è che comunque anche il golf voglio farlo bene. Non hai quel trauma di dover entrare in acqua per allenarti. È un sport in cui hai molto più un confronto con le persone stesse, in piscina appena ti tuffi sei solo e puoi chiedere consigli solo al tuo allenatore. Nel golf hai il tuo caddie accanto. Nel nuoto avevo bisogno di staccare, ma riprenderò per puntare su Los Angeles”. 

Sul green sta ritrovando un altro Manuel? 

“Mi fa stare bene. Quando si chiude il cancello mi immergo in un altro mondo. Dimentico anche il telefonino, vivo in un’oasi tutta mia, con le persone che mi fanno stare bene. Sta nascendo un altro tipo di atleta, dentro di me c’è un’altra persona, ed è il Manuel golfista. Spero che anche questa sfida porti i risultati fissati. Sarebbe bellissimo. Dal nuoto mi porto la dedizione, la voglia di fare, la competizione, i volumi. Il mio allenatore si arrabbia quando vede che voglio fare già il fenomeno. Un atleta si porta la voglia di essere eccellente, di essere perfetto. Le cose fatte bene, la fame, non accontentarmi: mi porto questo dalla piscina”. 

Anche Phelps aveva scelto il golf… 

“È pure forte, Phelps, veramente bravo”. 

Ha già incontrato personaggi della Ryder Cup? 

“Ho la fortuna di potermi allenare in un campo del genere. Dentro ci sono parecchi professionisti. Spesso e volentieri faccio un paio di buche con i ragazzi, perché la cosa bella del paragolfer è che posso giocare tranquillamente contro i ragazzi normodotati e i professionisti del golf. E questo è pazzesco. Mi faccio ogni tanto un paio di buche con i big e accetto ogni tipo di consigli, già guardarli è fonte di ispirazione: per dire che voglio anche io essere a modo mio forte come loro”. 

Si vedrebbe professionista? 

“La fortuna di questo sport è che non c’è un problema d’età, mentre un nuotatore a 30 anni è già vecchio. L’obiettivo per il quale stiamo facendo le cose fatte bene è per arrivare a diventarlo, per essere a tutti gli effetti un pro’ che può dire la sua. È una cosa che sento e voglio fare: voglio dimostrarmi di essere capace”. 

“Sono cresciuto guardando Tiger Woods ed è lui la leggenda del golf. Però, insomma, ci sono tanti golfisti che mi piacciono, come Bryson DeChambeau”. 

E la carriera da poliziotto che l’attende? 

“Sto chiudendo un percorso, un ciclo coronato dalla medaglia paralimpica. Avrò più responsabilità”. 

Ne risentirà la Tv con tutti questi impegni? 

“Ho progetti anche in Tv e gli allenamenti non intaccano gli altri impegni La Tv mi serve anche per veicolare certi messaggi. Ma il golf adesso farà parte della mia vita”.