DRACULA – L’AMORE PERDUTO. Nelle sale
Dracula è ora un guerriero sanguinario, ora un seduttore allucinato, stramorto e redivivo grazie a un amore oltretombale, ora un demonio egoista incapace di lasciare andare – in forza di un incantesimo – Elizabeth, l’amata uccisa in un agguato. Il vampiro più famoso della storia del cinema, ispiratore di non-si-sa-quanti tra film, libri, serie, parodie, non è più soltanto il simbolo dell’incapacità di morire, diventa a tutti gli effetti l’emblema della passione che non si spegne davanti alla morte. Siamo ben lontani dalla levigata revisione intellettuale (ed estetica) del mito di Nosferatu, e quindi da Murnau, Herzog, Klaus Kinski e Isabelle Adjani. Siamo distanti anni luce anche dal recente blockbuster di Robert Eggers con Lily-Rose Depp, Nicholas Hoult e Willem Dafoe, e ancora più distanti dalla versione ribelle / country del romeno Radu Jude, interamente girata con un iphone 15, durata 170’, lanciata in estate al Locarno Film Festival e di cui non c’è ancora una data di uscita.
Con L’amore perduto Luc Besson arrotonda i canini al vampiro che morde e fa strage di cuori. Lo trasforma in una pluricentenaria popstar, un divo maledetto dal Cielo e dagli uomini, pronto a tutto per vendicarsi del bell’amore che un tempo gli fu sottratto, protagonista di un drammone sentimentale, arci romantico, trascinato nei secoli dei secoli. Lo show soprannaturale del non-morto si articola in 130 minuti di duelli feroci, dionisiaci balli di corte, bare scoperchiate, spremute di topastri, possessioni demoniache, chiese profanate e altre cosette simili.
Besson torna a far coppia con il suo attore preferito, il texano Caleb Landry Jones, già protagonista di Dogman, e racconta dall’inizio la storia del non-morto, da quando, cioè, l’esuberante conte Vlad di Valacchia, detto l’Impalatore, nella Transilvania selvaggia del XV secolo, viene chiamato a combattere i barbari turchi che minacciano di invadere la regione. Il condottiero dai lunghi capelli si congeda di malavoglia dal letto coniugale e risponde al richiamo della cristianità messa in pericolo dalle orde musulmane. La sorte si fa maligna: Vlad perde in un agguato Elisabeth e dà di matto. Si vendica davanti all’altare di chi lo mandò a combattere impedendogli di proteggere l’amata. E si consegna a un’eternità soprannaturale, alimentata dall’odio e dal sangue di giovani vittime irretite dal suo fascino diabolico.
Attorniato da una corte di gargoyles, i mostri che stanno sulla facciata di Notre Dame a Parigi, Dracula affronta un doloroso cammino di centinaia di anni senza il sollievo di poter morire, diventando il vampirone snob che conosciamo, fino a quando s’imbatte – nella Parigi allegra dell’Expo 1889 – nella dolce Mina che ritiene una reincarnazione di Elizabeth. E qui la solfa riparte: spetta a un prete stile Van Helsing (Christoph Waltz) a mettere croci e paletti nel posto giusto. L’horror scivola sulla commedia gotica, Dracula diventa un illusionista, un imbonitore, un manipolatore immortale, mentre il cuore dello spettacolone diventa il suo bisogno d’affetto. Landry-Jones, un attore – parole sue – che cerca la follia nelle storie che interpreta, è sempre più bravo, ma è forse ora che si sleghi dal pigmalione Besson e dal cliché di addolorato cronico. L’americana trentenne Zoë Bleu, neostar e stilista, nonché figlia di Rosanna Arquette, nel doppio ruolo di Elizabeth e Mina è un sensuale / esangue fantasma, sia come attrice sia come personaggio. Waltz è l’ambiguo sacerdote raddrizzatorti. Da segnalare l’ancella dai canini arrotati di Matilda De Angelis, perfetta nel ruolo di vampiretta yé yé e sempre più matura come interprete.
DRACULA – L’AMORE PERDUTO di Luc Besson
(Francia-Gran Bretagna, 2025, durata 109’, Lucky Red)
con Caleb Landry Jones, Zoë Bleu, Christoph Waltz, Matilda De Angelis, Ewens Abid
Giudizio: 3++ su 5
Nelle sale