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Sergio Mattarella, Cecilia Sala, Michela Murgia, Liliana Segre. Sono solo alcuni dei protagonisti delle chat di “Fascistella”, il gruppo Whatsapp di Carlotta VagnoliValeria Fonte e Benedetta Sabene. Rese pubbliche da Selvaggia Lucarelli, le conversazioni sono emerse nel corso nelle indagini a loro carico per stalking e diffamazione. E ora potrebbero complicare le loro posizioni.


APPROFONDIMENTI

Le accuse

Vagnoli, Fonte e Sabene sono accusate di atti persecutori e diffamazione aggravata nell’ambito di quella che la magistratura definisce una “campagna denigratoria e offensiva” condotta sui social contro due persone da 23 mesi: un uomo, indicato come A.S., e una donna, la social media strategist Serena Mazzini, conosciuta online come “Serena Doe”.

Secondo l’accusa, le tre attiviste avrebbero perseguitato per mesi i due presunti bersagli con messaggi, post e contenuti diffusi attraverso vari canali digitali, generando in loro uno stato d’ansia e costringendoli a modificare le proprie abitudini di vita. Tutto sarebbe iniziato dopo la fine di una relazione sentimentale tra una delle indagate e l’uomo coinvolto, che sarebbe stato pubblicamente accusato di comportamenti manipolatori e abusanti. A questo primo episodio si sarebbe aggiunto un secondo, legato alla figura di Mazzini, la quale aveva difeso pubblicamente l’uomo e per questo sarebbe stata accusata, a sua volta, di far parte di un gruppo online misogino e omofobo. Le donne indagate hanno sempre respinto le accuse, parlando di una distorsione dei fatti e di una criminalizzazione del loro attivismo. Ora avranno una decina di giorni di tempo per presentare memorie o farsi interrogare dal magistrato prima di un’eventuale richiesta di rinvio a giudizio.Le chat private

Insulti, commenti, giudizi. Nelle chat di Vagnoli, Fonte e Sabene c’è di tutto. Da Michela Murgia accusata di «evadere il fisco» per poi «santificare il Ssn quando si è ammalata» a Cecilia Sala che dopo il rapimento avrebbe «dato la voltata alla sua carriera, e ora vai di podcast». C’è anche il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, definito «vecchio di merda», e Liliana Segre, «quella vecchia nazi», oltre a Paolo Mieli, Roberto Saviano, Carlo Calenda, Fabio Fazio e la stessa Selvaggia Lucarelli.

La risposta di Vagnoli

Non si è fatta attendere la risposta di Carlotta Vagnoli, arrivata in mattinata sui social. «Piuttosto sconcertata dalla inutilità di quel pezzo su Il Fatto a firma Lucarelli. Tutte le persone che mi stanno sulle balle lo sanno molto bene da tempo. Che gossip! Bizzarro invece come una persona estranea al processo abbia avuto accesso a materiali secretati fino a decisione del gip, abbia estrapolato addirittura il materiale su cd e chiavette che non è stato inserito negli atti utili all’indagine perché ritenuto ininfluente, calpestato i diritti delle persone in indagine e abbia messo a rischio non solo l’incolumità e la sicurezza delle indagate (che hanno ahimè ancora molto tempo prima di avere un rinvio a giudizio o una archiviazione: siamo ancora ben lontane dall’audizione col pm, figuriamoci dalla decisione del gip) ma anche tre persone estranee ai fatti. Anche oggi un ottimo lavoro di giornalismo, Selvaggia. Sai chi faceva uso di metodi illeciti per punire i nemici a mezzo stampa? Esatto: i fascisti».

Il post di Cecilia Sala

Dopo l’articolo di Selvaggia Lucarelli, è intervenuta su Instagram anche Cecilia Sala. «Ci siamo fatti spiegare i diritti umani da quelli che godono quando l’Iran rapisce una giornalista. E augurano la morte al presidente della Repubblica italiana perché cita la giornalista nel discorso di Capodanno», si legge. «Ci siamo fatti spiegare le molestie dagli indagati per stalking. Il bodyshaming da quelli che non fanno altro. Il femminismo da quelli che descrivono le donne che lavorano come “scendi-cazzi”. E il razzismo da quelli che “odio tutti gli ebrei”».


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