di
Guido Olimpio

Secondo il Wall Street Journal, il Pentagono ha una lista di bersagli terrestri che potrebbero essere attaccati: basi, porti e piste che sarebbero usati dai narcos. In campo anche le forze speciali che uccisero Osama Bin Laden

La campagna di pressione Usa sul Venezuela prosegue. Su due livelli: attività militari e indiscrezioni su future mosse, parte di una evidente guerra psicologica che rischia di diventare reale.

Nella marcia di avvicinamento c’è il passo segnalato da Wall Street Journal e Miami Herald sulla lista di bersagli che potrebbero essere attaccati nel caso Donald Trump dia l’ordine. Una decisione imminente, scrivono i media, smentita dallo stesso presidente. Può essere pretattica parte di tutti. Nei computer del Comando Sud e in quelli dei mezzi sono stati inseriti — e non da oggi — target collegati agli apparati venezuelani. Ci sono possibili nascondigli dei narcos ma soprattutto basi, porti, piste, depositi che, stando alla Casa Bianca, sono usate da trafficanti per trasferire la droga verso il territorio americano o in altri paesi



















































Chi dirige il piano può estendere la coperta ad un’infinità di siti marchiati come snodi del contrabbando e ciò vale per una caserma come per un laboratorio nella giungla. Gli Stati Uniti hanno equiparato i contrabbandieri a gruppi terroristici e presentano le loro operazioni come la caccia data ai seguaci di al Qaida o del Califfato. Simili le tecniche iniziali, che possono passare ad una maggiore profondità grazie alla concentrazione bellica nel «cortile di casa».

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Il Pentagono ha schierato nei Caraibi un dispositivo diretto da una Joint Task Force creata ad hoc. Ne fanno parte alcune navi da assalto anfibio, numerose un’unità lanciamissili dotate di missili da crociera (c’è anche un sottomarino) e un cargo trasformato in una base avanzata per i corpi speciali. A Portorico, invece, sono presenti caccia F35, droni Reaper, cannoniere volanti, velivoli Osprey ed una componente robusta per le contromisure elettroniche mentre in zona hanno compiuto missioni-prova i bombardieri B 52 e B 1 decollati dagli Usa e poi rientrati

Inoltre, il comando ha sua disposizione circa 4500 marines ed è in attesa dell’arrivo della portaerei Ford — partita dal Mediterraneo — che aumenterà in modo considerevole la potenza dell’Armada e le opzioni contro l’avversario. Ma già i cruise permettono di raggiungere di obiettivi senza rischiare uomini, stessa cosa per i jet. I generali hanno poi a disposizione le Special Forces, compresi i Knight Stalkers, componente elicotteristica che partecipò all’uccisione di Osama bin Laden in Pakistan.

L’eventuale azione sul territorio — precisa il Wall Street Journal — oltre a neutralizzare installazioni, dovrebbe mettere nell’angolo il presidente venezuelano Nicolas Maduro provocandone la caduta. Uno scenario già evocato durante il primo mandato di Trump: gli strike potrebbero spingere qualche ufficiale a tentare un golpe per rovesciare il leader. Piano che ricorda quelli pensati per altri nemici di Washington. 

Ma, naturalmente, non c’è nulla di scontato e automatico, esistono sempre le incognite e le variabili, compresa l’ipotesi di uno strike per eliminare il numero uno: i media statunitensi sostengono che su questo punto non vi sono elementi certi. Intanto Caracas ha preparato i propri reparti, ha chiesto a Putin l’invio di equipaggiamenti ed ha accolto un grande aereo cargo proveniente dalla Russia, forse ha trasferito materiale bellico. 

Nella regione la tensione resta alta non solo per gli annunci e le minacce. Le forze statunitensi hanno continuato a colpire gli scafi di presunti contrabbandieri nelle acque caraibiche e nel Pacifico: almeno 14 i raid, con quasi 60 morti.

31 ottobre 2025 ( modifica il 1 novembre 2025 | 09:23)