di
Federico Rota

Per la Procura il professionista avrebbe indotto il dirigente comunale a fornire l’autorizzazione paesaggistica necessaria. La difesa: «Lui estraneo alle accuse»

In una tavola del progetto, il camminamento esterno all’Accademia Carrara corre dritto coprendo buona parte della facciata ovest della pinacoteca, oltre a tre delle sette finestre del terzo e ultimo piano. Al contrario, il rendering di quello stesso camminamento inserito nella relazione paesaggistica (come simulazione dettagliata dello stato che avrebbero assunto i luoghi dopo il restyling degli spazi esterni) ha un andamento più morbido, che si abbassa mano a mano che si avvicina a via della Noca. È su questa discrepanza che, nella sostanza, ruotava l’esposto depositato in Procura a settembre del 2024 dal conte Piero Piccinelli, comproprietario insieme al figlio Silvio del palazzo omonimo che si trova dirimpetto alla pinacoteca. Ed è sempre su questa discrepanza che poggia il decreto di citazione diretta a giudizio formulato nei confronti di Antonio Ravalli. È l’architetto che ha firmato il progetto di riallestimento degli spazi (interni ed esterni, con camminamento, giardini e bistrot) di cui, giusto due giorni fa, è stata annunciata la consegna del Premio Italiano di Architettura. «Anche il realizzato è differente rispetto al rendering. A dimostrazione che non si trattava solo di un’impressione», nota l’avvocato Rocco Gargano, che assiste Piccinelli.

Nel capo d’imputazione formulato dal pubblico ministero Letizia Ruggeri, nell’ambito del procedimento amministrativo aperto per la riqualificazione dell’Accademia Carrara, Ravalli, presentando al Servizio edilizia privata della Direzione urbanistica del Comune (nel caso di specie, l’ufficio competente a rilasciare l’autorizzazione paesaggistica) «una relazione illustrativa tecnica e paesaggistica contenente, tra gli elementi per la valutazione di compatibilità paesaggistica, al paragrafo 5.2, una simulazione della realizzazione del progetto mediante foto modellazione realistica (cosiddetto “rendering”) falsa in quanto non corrispondente alle tavole di progetto 006 “Sezioni” e 007 “Prospetto”» avrebbe indotto «il dirigente del Servizio ad attestare falsamente, nell’autorizzazione paesaggistica favorevole, l’esito positivo del controllo sul rispetto dei vincoli ambientali e paesaggistici» che ricadevano su quell’area. «L’esposto è stato ritenuto fondato dal pm», dice Gargano che, sempre su mandato di Piccinelli, ha depositato un secondo esposto, in cui si segnala che a fine lavori è stata «costruita una cosa più grande rispetto a quella autorizzata». Dal canto suo la famiglia Piccinelli in una nota ribadisce che «l’intera operazione è un grande, grandissimo inganno avvenuto con fondi pubblici. Un grande inganno prima di tutto per la città e chiaramente anche per chi vive accanto a un locale commerciale privato che prende vita proprio quando la pinacoteca chiude. Il danno alla bellezza dei luoghi e alla cornice ambientale è lì da vedere: se la rappresentazione tridimensionale prevedeva una bucolica caffetteria museale immersa in fitti boschi e oggi ci ritroviamo con spianate di cemento a uso plateatico e una birreria-pub-enoteca ad accesso autonomo qualcosa non ha funzionato. Parimenti l’incombenza dell’impattante volume nero sul paesaggio e sulla delicatissima cornice ambientale è significativamente maggiore rispetto a quanto illustrato nella relazione paesaggistica e per nulla mitigata».



















































Ravalli dovrà comparire nell’udienza predibattimentale il prossimo 8 maggio. Intanto, attraverso i suoi avvocati Riccardo Bonetti e Andrea Locatelli, respinge le accuse. «Affronterà il processo per dimostrare la sua non colpevolezza», dice Bonetti, che puntualizza: «Il pubblico ministero, prima di questa richiesta di rinvio a giudizio, aveva chiesto un decreto penale di condanna che il gip non aveva accolto (lo scorso 7 maggio, ndr)». Il capo d’imputazione era lo stesso, ma in quella sede «il gip non ha ritenuto che ci fossero i presupposti per emettere il decreto penale», nota Bonetti.

Questo quanto al piano penale. Ma, contestualmente, è pendente al Tar un’impugnazione contro i titoli abilitativi e le autorizzazioni che hanno consentito di realizzare l’intervento. Un intreccio che pone interrogativi sul possibile futuro del camminamento, anche se per il momento non viene contestato un abuso edilizio: «Non è questo il caso, ma se venisse accertato che l’autorizzazione (paesaggistica, ndr) non è valida, perché emanata sulla base di un presupposto falso — riflette Gargano —, allora verrebbero meno i titoli abilitativi».

La difformità fra rendering e camminamento realizzato era stato anche al centro di un’interrogazione presentata dai consiglieri del centrodestra. «Allora ci fu risposto che tutto era conforme e che non vi erano problemi. Oggi la vicenda assume contorni molto più gravi e merita piena trasparenza», è l’affondo di Arrigo Tremaglia e Ida Tentorio, rispettivamente coordinatore cittadino e capogruppo di Fratelli d’Italia. «La Carrara — prosegue Tentorio — è uno dei luoghi simbolo della città, un patrimonio culturale e identitario che deve essere trattato con il massimo rispetto». Mentre Tremaglia chiede che il Comune spieghi «con precisione se quanto realizzato corrisponde ai progetti approvati e se ha esercitato fino in fondo i controlli di propria competenza». Dal Comune, apprese «dalla stampa informazioni di cui non abbiamo alcuna conoscenza diretta» si dicono «fiduciosi nell’azione della magistratura e attendiamo l’evoluzione della vicenda». Cercata, non è stato invece possibile avere una replica dalla Fondazione Accademia Carrara.


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1 novembre 2025