La notte di Halloween il 118 ha eseguito 60 interventi per intossicazioni alcoliche e ha ricevuto oltre 1000 chiamate in 12 ore, il doppio degli altri anni. Molte delle persone soccorse erano minori tra i 14 e i 16 anni, dato che dimostra come l’età del consumo di alcohol si è abbassata parecchio. Su questo fenomeno, sui pericoli che rappresenta e sulle soluzioni abbiamo intervistato Ivana De Micheli, presidente dell’Associazione Club Alcologi Territoriali.

«A 11 anni oggi i giovani bevono già. Sono fragili e le famiglie sottovalutano i pericoli».

Sono 15 anni che Ivana De Micheli va nelle scuole per fare formazione. Passa con gli studenti settimane intere a insegnare loro come bere e a fargli capire i rischi dell’abuso di alcolici. «Andiamo anche alle elementari – sottolinea la presidente di Acat (associazione club alcologici territoriali) – perché l’età si continua ad abbassare. Alcuni, così giovani, sono già dipendenti: mi ricordo il caso di una ragazza di 15 anni che nascondeva le bottiglie di liquore sotto il letto».

Come fate a spiegare ai giovani i pericoli in cui incorrono?
«Non diciamo loro di non bere ma gli diamo gli strumenti per capire come bere».

L’età si è abbassata?
«Molto, sono anni che continua ad abbassarsi. Oggi a 11 anni iniziano a bere».

Cosa?
«C’è una caratteristica: non bevono per il gusto di farlo, a differenza degli adulti, ma assumono alcol per lo sballo che ottengono».

Perché?
«Sono insicuri: non sono in grado di affrontare certe situazioni senza qualcosa, come l’alcol, che gli tolga l’insicurezza. E così nascono anche le violenze: gli stupri, le gravidanze indesiderate, le malattie sessualmente trasmissibili».

Non conoscono i rischi?
«No, ma se parli con loro in modo individuale sono tutti convinti di sapere. Ti rispondono che leggono su internet».

A che pericoli vanno incontro?
«Il rischio peggiore è la demenza: abusando di sostanze alcoliche si portano dietro danni celebrali irreparabili. Poi, ci possono essere, per esempio, gli incidenti stradali diretti e indiretti: chi li provoca, ubriaco al volante, e chi li subisce».

Dove sono i genitori?
«Non lo so. Purtroppo i ragazzi escono di casa sempre più precocemente: adesso a 15-16 anni tornano dalle loro famiglie a notte fonda o addirittura la mattina presto. Se ci fossero dei controlli orari dei locali credo che si potrebbe limitare il danno».

Le famiglie sottovalutano?
«Sì, a chiederci aiuto sono molti meno genitori rispetto al numero di ragazzi che arrivano nei pronto soccorso la sera».

Perché?
«Sottovalutano. A volte ci chiedono: come facciamo a sapere che nostro figlio era ubriaco? Rispondiamo che devono aspettarlo quando rientra. Poi pensano che sono giovani e che l’effetto dell’abuso passerà, ma non capiscono che ormai il danno è fatto».

Serve più prevenzione?
«Sì, anche più informazione».