Sono trascorsi 12 anni dal rogo che distrusse il museo di Città della Scienza a Bagnoli e quasi 11 dal lancio del concorso internazionale di progettazione bandito dalla Fondazioni Idis, l’istituto che ha fondato e gestisce il polo della conoscenza partenopeo – e dalla Fondazione Inarcassa. Il sette luglio 2015 venne presentato il progetto dei giovani vincitori Valerio Ciotola e Andrea Guazzieri nel raggruppamento con Stige & Partners srl, Icaro srl, Dinamicamente Architetti, Nicola Marchetti, Alfredo Postiglione, Salvatore De Lucia.

Lunedì 28 luglio la Regione Campania e Città della Scienza hanno annunciato l’avvio della gara per la realizzazione dello Science Center. Il progetto è stato rivisitato soprattutto perché cambia l’area in cui sarà realizzato il nuovo edificio, originariamente previsto sul lato mare di via Coroglio, leggermente arretrato rispetto all’edificio incendiato con i cui resti entrava in dialogo.

«Il costo totale stimato per l’intera opera è di circa 70 milioni di euro. La realizzazione avverrà per lotti funzionali. Per l’avvio dei lavori, è stato stanziato un primo lotto funzionale di circa 21,5 milioni di euro. Questi fondi provengono dai Fsc 2007-2013, che sono stati riattivati e riassegnati. Nello specifico, i primi 21,5 milioni sono stati recuperati dall’annualità 2007-2010», ha dichiarato il presidente di Città della Scienza, Riccardo Villari, «Dopo aver completato la fase istruttoria, validato il progetto e confermato la disponibilità dei fondi – ha proseguito il presidente – si prevede di avviare la gara d’appalto a inizio 2026 per l’assegnazione dei lavori e l’apertura del cantiere».

Dentro ci saranno spazi per grandi mostre ed eventi, oltre a numerose aree modulari e interattive dedicate alla divulgazione scientifica. Come nel progetto vincitore del concorso, il museo della scienza partenopeo sarà riconoscibile per l’accostamento di due volumi con tetto spiovente, due monoliti che rimandano all’archeologia industriale e, dunque, al vecchio museo. Anche l’involucro è un rimando al contesto: i fori praticati nella “pelle” cementizia richiamano la porosità del tufo, ampiamente presente nel Napoletano. Di notte l’insieme di fori si illumina portando il ricordo alla fatidica notte, ben impressa nella mente dei cittadini, che mandò in cenere un museo molto amato.

Il museo non sarà più parallelo, bensì perpendicolare alla linea di costa dalla quale si allontanerà notevolmente. Il nuovo volume entrava in “dialogo” con i resti del vecchio edificio e generava un sistema di piazze e di luoghi di aggregazione, partendo dai vuoti esistenti in quel preciso luogo. Ora questa condizione viene persa.

A bloccare per un lungo periodo l’iter per la ricostruzione dello Science center era stato l’accordo interistituzionale firmato a luglio 2017 da Regione Campania, Governo e Comune per la bonifica e la rigenerazione urbana del comprensorio Bagnoli-Coroglio e che comprendeva alcune istruzioni relative alla ricostruzione dello Science Center. «Su richiesta non negoziabile del Comune di Napoli» (il sindaco era De Magistris), l’accordo prevedeva di ricostruire l’edificio incendiato in un’altra collocazione: non più a valle (lato mare), ma a monte della strada (via Coroglio) che divide il complesso di Città della Scienza in due parti. L’area identificata non era di Fondazione Idis-Città della Scienza, ma dell’ex Italsider (oggi Invitalia); dunque per la ricostruzione bisognava procedere con il trasferimento della proprietà.

Con la decisione del 2017 viene cancellato il lavoro tecnico e progettuale che aveva portato alla sottoscrizione dell’Accordo di programma quadro del 14 agosto del 2014, l’espletamento e l’aggiudicazione del concorso internazionale di progettazione del nuovo Science Center, l’avvio da parte della Regione Campania della conferenza di servizi, l’Accordo con Invitalia per un ulteriore arretramento per rendere ancora di più compatibili i progetti di rigenerazione.

Poi la decisione di realizzare l’edificio più internamente, non lontano dall’area andata in fiamme e che ha portato ad una svolta. Intanto il progetto, frutto di una competizione internazionale, era stato pensato per un preciso contesto, in dialogo con i resti dell’edificio distrutto e con precisi e suggestivi scorci del paesaggio. Anche la semplice traslazione e rotazione dell’area di sedime cambia la ragion d’essere di una proposta che era stata scelta tra quasi cento progetti.

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pubblicato il: 30/07/2025