Un dolore che non trova pace, una ferita ancora aperta. Giuseppe Noschese, il papà di Michele Noschese, in arte Dj Godzi, il dj italiano morto a Ibiza lo scorso luglio a soli 36 anni, ha scelto lo studio di Verissimo per raccontare la sua verità. Con voce ferma, ma piena di emozione, ha ripercorso gli ultimi giorni del figlio e la ricerca incessante di chiarezza su quanto accaduto.
«Michele aveva un rapporto viscerale con la madre, si sentivano anche dieci volte al giorno», ha raccontato. «Quel giorno ci ha chiamati per dirci che andava tutto bene. Poi, poche ore dopo, la tragedia». Il 19 luglio Giuseppe è volato a Ibiza per capire cosa fosse davvero successo al figlio, conosciuto nell’isola per i suoi dj set di successo.
La ricostruzione
Secondo la ricostruzione della Guardia Civil, Michele sarebbe morto per un arresto cardiocircolatorio dovuto al prolungato uso di stupefacenti, dopo aver opposto resistenza durante un intervento delle forze dell’ordine.
Ma il padre non si accontenta di questa versione: «Non escludo che avesse assunto qualcosa, siamo a Ibiza, non a Medjugorje — ha detto con amara lucidità — ma mio figlio non era un consumatore abituale. Se lo avessi scoperto, non gli avrei mai permesso di restare lì».
Giuseppe non parla solo da padre, ma anche da esperto: è medico e professionista esperto di medicina d’emergenza, sicurezza sanitaria. «So esattamente com’è andata — ha aggiunto — ma lo racconterò solo quando saranno concluse le perizie. Quando chi interviene in un’emergenza non ha la giusta preparazione, può trasformare una crisi in una tragedia».
La procura di Roma ha preso in mano il fascicolo dopo le prime indagini in Spagna. «Tutto quello che è stato fatto a Ibiza è stato abrogato a Roma — ha spiegato —. Mi auguro che la verità emerga in fretta. È una ferita che sanguina ogni giorno».
Il dolore della famiglia
Accanto a lui, una famiglia distrutta: «Mia moglie Daniela è cambiata, non è più la donna che conoscevo. Ha perso il sorriso, la voglia di vivere. Io cerco di mantenere il timone, ma non c’è conforto esterno, nessuna giustizia o risarcimento che possa riportare Michele a casa. Ho perso mio figlio e il mio migliore amico».
Ultimo aggiornamento: domenica 2 novembre 2025, 19:15
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