di
Carlos Passerini
Contro la capolista il Milan soffre per tutto il primo tempo e passa al primo affondo con la cavalcata di Leao e il gol di Pavlovic. Nella ripresa, dopo un palo di Nkunku, Fofana causa un rigore ma Maignan para su Dybala
Il calcio è il gioco del Diavolo: nel tuo momento peggiore, quando la missione sembra impossibile, quando la serata sembra di quelle storte e a un certo punto pensi che sì, andrebbe bene pure un punticino, segni il gol e vinci. È la storia del primo tempo di Milan-Roma, con i giallorossi che s’illudono ma vengono gelati da un contropiede-show di Leao concluso da Pavlovic in versione centravanti, che fa esplodere San Siro dopo i tre pareggi nelle ultime quattro partite.
Va però detto che nel secondo tempo i rossoneri hanno pienamente legittimato il successo, sprecando occasioni su occasioni, dominando, salvo poi andare a un centimetro dalla beffa e venendo salvati da un super Maignan che respinge un rigore nel finale a Dybala.
Risultato: Allegri raggiunge a quota 21 punti Inter e Roma, a -1 dal Napoli capolista. Tutti insieme appassionatamente. Una prova di carattere per il Milan, nonostante le assenze di Rabiot e Pulisic, che si stanno dannatamente facendo sentire. Sabato a Parma potrebbe rientrare almeno l’americano. «Un gran bel lavoro di squadra» sorride Rafa, che rialza la testa dopo la serataccia e le critiche (sacrosante) di Bergamo. «All’inizio abbiamo sbagliato tutto lo sbagliabile, ma una volta passati in vantaggio abbiamo fatto molto bene» concorda Max.
Rabbia e delusione invece per la Roma, che ha un maledetto bisogno —in realtà come il Milan — di un attaccante che la butti dentro: tra Ferguson infortunato e Dovbyk entrato troppo tardi, là davanti serve trovare una soluzione al più presto. «Siamo delusi per il risultato, non per la prestazione» dice Gasperini.
Per ripartire dopo i pareggi che hanno rallentato la corsa, il suo collega Allegri si era affidato alla strana coppia Leao-Nkunku: nessuno dei due è un centravanti, ma con Gimenez azzoppato non c’è scelta. Una cosa è certa: a gennaio, in attacco e non solo, servirà intervenire per potenziare una rosa ridotta all’osso già in autunno. Gasp invece vede la vetta vicina e sceglie Dybala falso nove: una mossa che non funzionerà. Intenso il minuto di silenzio in memoria di Galeone: i suoi allievi Allegri e Gasperini, che giocarono nel suo Pescara in momenti diversi a cavallo del 1990, faticano a trattenere la commozione.
Salvo poi accendersi quando la partita inizia, con la Roma che parte nettamente meglio ma sbaglia troppo: Milan subito in apnea. Come spesso succede nel calcio, il Diavolo passa al primo tiro in porta: Leao brucia Ndicka sulla sinistra approfittando di una scellerata fuga in avanti di Mancini che lascia il vuoto dietro di sé, mette al centro per Pavlovic che appoggia in gol da due passi. Fofana sciupa poi il raddoppio da due passi due volte, a cavallo dell’intervallo, prima tirando fuori e poi addosso a Svilar. Nel secondo tempo, è un assedio del Milan: pali, respinte sulla linea.
L’ultimo crocevia del match è quando Fofana, fra i peggiori, ferma col gomito una punizione di Pellegrini: rigore, ma Dybala si fa ipnotizzare da Maignan per poi uscire per un infortunio muscolare accusato mentre calciava. «Ero fiducioso di prenderlo» ammette Mike.
Il calcio, a volte, è il gioco del Diavolo. Questa, è una di quelle volte.
2 novembre 2025 ( modifica il 2 novembre 2025 | 23:25)
© RIPRODUZIONE RISERVATA