di
Marco Imarisio
Il Cremlino si mostra disinteressato a un nuovo vertice tra il presidente russo e Trump: «Non è necessario». La ragione? La caduta di Pokrovsk e la sconfitta dell’esercito ucraino sono viste come granitiche certezze
DAL NOSTRO INVIATO
MOSCA – Ma chi l’avrebbe mai detto. Un incontro tra Vladimir Putin e Donald Trump «in teoria è possibile», ma al momento «non ce n’è alcuna urgenza», afferma Dmitry Peskov, il portavoce del Cremlino. «Ciò che serve ora è un lavoro scrupoloso non su un vertice, ma su un accordo ucraino», ha aggiunto parlando alla Tass. Anche per quello comunque non c’è fretta, così pare di capire guardando i media russi dove la caduta di Pokrovsk e la sconfitta dell’esercito di Kiev hanno smesso di essere speranze, per diventare granitiche certezze.
Il primo a far capire ancora una volta che non si sarebbe mai andati da nessuna parte era stato quel volpone di Sergey Lavrov, che ad agosto si era presentato in Alaska indossando una felpa con la sigla della vecchia Urss e l’aria di chi non riesce a prendere sul serio tutto quel circo. I fatti gli hanno dato ragione, eccome. La montagna non ha partorito manco il canonico topolino. Forse qualche affare, concordato in silenzio. Ma nulla di nuovo sul tema della guerra in Ucraina.
La ragione dello stallo era ed è ancora molto semplice. Come ripete ormai da almeno due anni, la Russia non ha alcuna intenzione di sedersi a un tavolo per negoziare il cessate il fuoco di una guerra che sente di poter vincere sul campo. Su questo, il Cremlino non ha mostrato alcuna ambiguità. Prima vediamo come va a finire nel Donbass, poi parliamo davvero.
Il doppio round di Istanbul, quello di Riad, l’Alaska, non hanno mai spostato di un millimetro la sua posizione. Le delegazioni russe ci sono andate, ma lo hanno fatto per guadagnare tempo, e per non fare arrabbiare il potenziale partner americano. È sempre stato chiaro a tutti. Figurarsi ora.
L’unico che non capisce, o finge di non capire, abita alla Casa Bianca. Dopo l’annullamento del vertice di Budapest, il presidente russo ha detto con una certa malizia che erano stati gli Usa a proporre il nuovo incontro. Lavrov ha poi ribadito che il futuro dei rapporti «al più alto livello» tra i due Paesi dipende dalla parte americana. Come a dire che l’interesse della Russia per un’altra riunione è alquanto limitato.
La mente di Putin rappresenta senz’altro il principale problema per la pace. Ma anche quella di Trump non aiuta.
3 novembre 2025
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