La password per accedere ai sistemi di sicurezza del più famoso museo di Francia? Era “Louvre”. Una leggerezza che, insieme ad altre falle, ha reso ancora più facile il clamoroso furto messo in atto probabilmente non da criminali esperti o da grandi organizzazioni bensì da ladruncoli di basso profilo che, agli occhi degli investigatori, erano quasi insospettabili. A dirlo è stata la procuratrice capo di Parigi, Laure Beccuau, che in un’intervista a France Info ha spiegato come i due sospettati, residenti nelle periferie settentrionali di Parigi: criminali di basso profilo i cui “profili non corrispondono a quelli generalmente associati ai vertici della criminalità organizzata”. Intanto, a due settimane dal colpo, la refurtiva non è ancora stata ritrovata: gioielli della Corona del valore di quasi 90 milioni di euro.
Falle nella sicurezza
Per il colpo al Louvre si è trattato di “una sottovalutazione cronica e strutturale del rischio di furti”. Ad ammettere le falle nella sicurezza è stata la ministra della Cultura Rachida Dati. Ciò che è emerso dalle indagini non mette sicuramente in buona luce i vertici della sicurezza del museo parigino. E la conferma arriva da alcuni documenti del 2014 ottenuti del quotidiano francese Libération che svelano come la password per accedere al server della videosorveglianza del museo fosse decisamente facile da indovinare: semplicemente “Louvre”. Un rapporto dell’Agenzia nazionale per la sicurezza informatica concludeva, dieci anni fa: “Chi controlla la rete del Louvre può rendere più facile il furto di opere d’arte”.

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Chi sono i sospettati
Attualmente sono quattro le persone che si trovano in carcere: due arrestati la scorsa settimana e altri due fermati lo scorso sabato, 1 novembre. Ulteriori tre persone erano state fermate e poi rilasciate. I primi sono stati fermati il 25 ottobre, uno all’aeroporto di Roissy, dove era in partenza per l’Algeria, e l’altro a Aubervilliers. Avrebbero fatto qualche parziale ammissione. Gli ultimi due fermati sono una coppia con figli: un uomo di 37 anni (con in totale undici condanne precedenti per furto, furto aggravato, reati stradali e atti di violenza) e una donna di 38 sono stati incriminati ma per il momento continuano a negare ogni coinvolgimento. L’uomo, che ha rifiutato di rilasciare dichiarazioni, è accusato di furto aggravato in banda organizzata e associazione a delinquere, mentre la donna è indagata per complicità negli stessi reati. In lacrime davanti al tribunale di Parigi sabato, la donna ha detto di temere per sé e per i propri figli. La coppia è stata arrestata dopo che tracce del loro Dna sono state trovate nel cestello elevatore utilizzato durante il colpo. Beccuau ha parlato di “prove genetiche significative” che collegano l’uomo al furto; tracce della donna, ha precisato, potrebbero essere state trasferite per contatto indiretto con una persona o un oggetto. “Tutto questo dovrà essere ulteriormente verificato”, ha aggiunto la procuratrice. Stando alle indagini, i due non avrebbero avuto altri complici all’interno del Louvre.
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