L’ex ct è il tecnico giusto per ridare smalto ai bianconeri, ma avrà bisogno di tempo, pazienza e di un regista: cosa sarebbero state Roma, Inter e Napoli senza Pizarro, Brozovic e Lobotka?

Sarebbe un bell’autogol esaltarsi per il 2-1 con finale ansiogeno alla Cremonese. Il primo a pensarla così è sicuramente Spalletti: ha parlato addirittura di scudetto alla prima conferenza, l’ambiente era più che depresso e serviva una scossa psicologica non banale, ma si rende benissimo conto del lungo lavoro che lo attende. Da un paio d’anni nessuno capisce la Juve, discontinua come poche. Ha qualità? Giocatori sopravvalutati? Potrebbe fare di più? Si fa presto a dire che un mercato è sbagliato, ma chi nel 2024 non avrebbe preso Koopmeiners (anche se Ederson era preferibile)? L’anno scorso con Motta la partenza spettacolare, il gioco di prima, le occasioni e i gol, quindi la progressiva perdita di sicurezze, trame di gioco e morale. S’è esaurita presto anche la spinta di Tudor: il Mondiale, la ripartenza prepotente, il carattere contro Inter e Borussia, l’impressione che fosse finalmente “squadra”, poi il precipitare irreversibile verso l’esonero. Che senso ha?